LA 5a DIVISIONE CACCIATORI DA MONTAGNA (5. Gebirgsjägerdivision)
Data: 05-02-2005Autore: ALBERTO TURINETTI DI PRIEROCategorie: SpigolatureTag: gebirgsjäger, germania, unità-reparti

La 5a divisione Cacciatori da Montagna (5. Gebirgsjägerdivision)

La formazione (1940)

La 5. Gebirgs-Division fu formata nel tardo autunno del 1940 nell’ambito della VIII Regione Militare di Monaco di Baviera con il Gebirgs-Jäger-Regiment 100, ceduto dalla 1. Gebirgs-Division, e con l’Infanterie-Regiment 85, ceduto dalla 10. Infanterie-Division. (1) Alla fine di ottobre ne assunse il comando il generale Julius Ringel, già ufficiale dell’Esercito Imperiale austro-ungarico, che aveva combattuto nella I guerra mondiale: originario della Stiria, malgrado la sua adesione al nazismo da prima dell’Anschluss, era generalmente considerato un allegro gentiluomo con baffi e pizzetto nero. All’interno della divisione esisteva un forte spirito di corpo, presente in tutte le formazioni analoghe, dovuto soprattutto al sistema di reclutamento, legato alle valli della Baviera, del Tirolo e del Voralberg. I “cacciatori” del 100° reggimento conservarono il soprannome di Reichenhaller Gebirgsjäger, derivato dalla guarnigione nella nota cittadina termale bavarese di Bad Reichenall, al confine con il Tirolo; il grido di guerra della divisione Hurra, die Gams! (Hurrà, il camoscio!) altro non era che un motto degli Schützen austriaci del Tirolo, già incorporati nei famosi Kaiserjäger di tradizione ottocentesca; fu assunto come distintivo un camoscio stilizzato, simbolo della cittadina bavarese di Kitzbühel, già allora sede di una stazione sciistica di fama internazionale. La divisione era di stanza nella zona di Salisburgo e nel Tirolo. Nel febbraio 1941, era considerata pronta all’impiego, ed a marzo venne trasferita nella zona di Craiova, in Romania.

La campagna di Grecia (aprile 1941)

Ai primi d’aprile del 1941, la divisione ricevette l’ordine di raggiungere il confine tra la Bulgaria e la Grecia con una lunghissima e faticosa marcia per carenza di automezzi: era incorporata nel XVIII. Gebirgskorps, alle dipendenze della 12a Armata del maresciallo List. Nella notte fra il 5 ed il 6 aprile passò all’attacco della linea fortificata Metaxas, con il compito di conquistare una serie di forti ad alta quota e di concorrere all’azione per forzare il passo di Rupel, ricevendo così il battesimo del fuoco. Fu favorita nell’assalto delle opere di Kelkagia e di Istimbey dal fatto che, poste a poche centinaia di metri dalla frontiera, esse furono parzialmente demolite dal fuoco del tiro teso dei pezzi di artiglieria controcarro, che si erano installati in tutta calma prima dell’attacco. La resistenza greca fu comunque accanita perché si dovette combattere sopra le stesse fortificazioni e nei fossati, tra l’oscurità ed il fumo. “Il 7 aprile, quando il maggiore Pitoukalis si rassegnò alla resa di Istimbey, 143 ufficiali, sottufficiali e soldati della guarnigione su un effettivo di 457 uomini, giacevano morti o feriti, mentre quasi tutti i sopravvissuti erano intossicati dall’ossido di carbonio e tutto l’armamento era stato messo fuori uso.” ( 2) La difesa greca sulla linea Metaxas fu resa vana dall’irruzione della 2a divisione corazzata verso Salonicco, raggiunta l’8 aprile. Il XVIII. Gebirgskorps, superato il fiume Aliakmon ed il massiccio dell’Olimpo, entrò a Larissa, in Tessaglia, il 18 aprile, raggiungendo quindi Atene. La pur breve campagna costò alla divisione la perdita di 160 caduti e 467 feriti.

L’operazione Merkur: l’isola di Creta. (maggio 1941)

L’operazione Merkur, per la conquista dell’isola di Creta, fu decisa dalla direttiva del Führer n. 28 del 25 aprile 1941: vi avrebbero dovuto partecipare la 7a divisione paracadutisti e la 22a divisione aviotrasportata della Luftwaffe, ma, quest’ultima non essendo disponibile, il maresciallo List mise sul piatto la 5. Gebirgs-Division. Il 20 maggio avvennero i primi lanci di paracadutisti, che trovarono una resistenza molto maggiore del previsto, offerta non solo dalle truppe britanniche, australiane, neozelandesi e greche, che componevano la guarnigione dell’isola, ma anche da parte di civili, che non esitarono ad armarsi. Mentre la maggior parte degli obbiettivi non veniva raggiunta dai paracadutisti, che subivano micidiali perdite, due convogli di imbarcazioni leggere lasciavano le coste greche, diretti a Creta. Nella notte del 21, un primo convoglio di 19 caicchi e due vecchi vapori, con a bordo il III battaglione del 100° reggimento, scortato dalla torpediniera “Lupo” della Regia Marina italiana, fu avvistato da una squadra navale inglese a 18 miglia da Canea. Alle 23,30 le navi accesero improvvisamente i riflettori, inquadrando immediatamente la “Lupo”, che non esitò ad attaccare. (3) La piccola nave italiana, agli ordini del comandante Francesco Mimbelli, aprì il fuoco e fece appena in tempo a lanciare due siluri, mancando di poco un incrociatore, che venne colpita da 18 cannonate. I caicchi furono inseguiti ed affondati uno ad uno e gli inglesi spararono con tutte le armi di bordo, facendo una strage dei soldati tedeschi. Un solo caicco riuscì a raggiungere Creta con 110 scampati a bordo. Un secondo convoglio, che trasportava elementi del II battaglione dell’85° reggimento, scortato dalla torpediniera “Sagittario”, venne avvistato il mattino seguente da un’altra squadra navale inglese al largo di Milo e l’incrociatore australiano “Perth” affondò un caicco. La “Sagittario” si frappose fra la squadra inglese ed il convoglio, emettendo una cortina fumogena e consentendo così alle imbarcazioni di disperdersi. La squadra inglese si ritirò quasi subito per timore dei bombardieri tedeschi, che, infatti, le causarono gravi perdite nel corso della giornata. (4) Il 21 maggio il generale dei paracadutisti Student, responsabile dell’operazione, ordinò che un primo battaglione della 5a divisione si preparasse a partire in aereo dall’aeroporto di Tanagra. Alle 17 i primi aerei atterrarono all’aeroporto di Maleme, non ancora interamente sotto controllo, con a bordo elementi del II battaglione del 100° reggimento del colonnello Lutz. Essi subirono perdite per il fuoco antiaereo e per il fuoco d’artiglieria inglese, e 20 aerei da trasporto furono abbattuti o distrutti al suolo Nel corso della giornata, altri reparti della divisione raggiunsero l’aeroporto di Maleme (I./85, Pi.Batl. 95) ed il 22 concorsero al definitivo attacco per il possesso dell’area. Nei giorni successivi l’intera divisione raggiunse l’isola e due battaglioni del 100° reggimento avanzarono attraverso le zone montuose del centro, mentre uno dell’85° procedette alla loro destra, investendo le posizioni britanniche a Galatas. (5) Alla fine delle operazioni, il 31 maggio, 20 ufficiali e 305 uomini erano caduti in combattimento, 13 ufficiali e 274 uomini erano stati feriti, mentre ben 18 ufficiali e 488 uomini, quasi tutti del III./100, risultarono dispersi in mare. Ai combattimenti seguì una serie di feroci rappresaglie da parte di reparti paracadutisti contro la popolazione civile, ma anche contro soldati britannici che si erano dati alla macchia. I militari della 5a divisione passarono a Creta l’estate e l’autunno del 1941. Mentre il generale Ringel, un cacciatore, cercava invano l’ambita preda di un esemplare della rara razza autoctona di stambecchi, il 1° settembre 1941, sull’altipiano di Omalos, sulle Montagne Bianche, un reparto della divisione operò un rastrellamento che si concluse con l’uccisione di 100 persone tra le quali, oltre ai partigiani, anche 39 civili (uomini, donne e bambini) e 6 soldati britannici. (6) Ai primi di dicembre la divisione si raccolse a Maleme e lasciò l’isola per la Grecia con un ponte aereo, raggiungendo nel corso del mese le sedi di guarnigione nel Tirolo.

La campagna di Russia (1942-1943)

Alla fine di gennaio del 1942, il comando della 5a divisione fu allertato per una nuova destinazione.
Le lunghe tradotte lasciarono la dolce Salisburgo, immersa nella neve, inoltrandosi nelle gelide pianure della Polonia, proseguendo verso oriente in un viaggio tetro, attraverso un’immensità di foreste. La destinazione finale risultò essere una zona di pianura, fitta di boschi ed acquitrini, tra la Neva ed il bacino del fiume Volkhov, che scorre fra il lago Ladoga ed il lago Ilmen, a Sud-Ovest della città di Leningrado. Gli Jäger occuparono le loro nuove posizioni quando era appena terminata la prima controffensiva sovietica, che aveva costretto i tedeschi a lasciare le città di Volkhov e di Tikhvin, ed a ritirarsi lungo il bordo del fiume Volkhov, lasciando in mani sovietiche due grosse e minacciose teste di ponte. Il comando della divisione, agli ordini della 18a Armata, fu collocato nella cittadina di Klopiny. Nel luglio 1942, la divisione fu impegnata nelle operazioni per la riduzione delle due teste di ponte ed il fronte si stabilizzò sulle rive del fiume, ma apparvero sempre più numerosi i partigiani sovietici che agivano nelle retrovie. Il 12 gennaio 1943, le truppe sovietiche dei fronti di Leningrado e di Volkhov lanciarono un’imponente offensiva che sconvolse il fronte tedesco della città assediata, rompendo definitivamente l’isolamento terrestre, e, nel luglio, tentarono di sfondare lungo il fiume Volkhov, impegnandosi in una lunga e dura battaglia, questa volta senza successo. All’inizio di ottobre 1943, il generale Ringel scrisse una lettera al generale Jodl, del comando supremo della Wehrmacht, segnalando la lunga permanenza dei suoi uomini sul fronte russo. (7) Ai primi di novembre, il generale, con sua grande sorpresa, si vide convocare a Rastenburg, sede del comando supremo, per ricevere dalle mani del Führer le fronde di quercia, alta ed ambita decorazione militare. Arrivato alla Wolfsschanze, non solo fu ricevuto da Hitler, ma questi lo trattenne in una lunga conversazione, durante la quale trattò soprattutto della situaziane determinatasi sul fronte italiano dopo l’8 settembre. Di sorpresa in sorpresa, alla fine del colloquio, il generale Jodl avvertì Ringel che la sua divisione avrebbe lasciato il fronte russo. (8) Secondo quanto si raccontava tra gli ufficiali della 5a divisione, le cose sarebbero andate in un altro modo, perché Hitler e Ringel si conoscevano da molto tempo, avendo frequentato le elementari nella stessa classe! La decisione di Hitler era quindi un omaggio ad un suo vecchio compagno di scuola! (9)

La guerra in Italia (dicembre 1943)

Le tradotte cominciarono a partire dai primi di dicembre del 1943, ma il lungo viaggio fu anche la causa di un grave colpo al morale di molti “cacciatori”. Ovviamente la destinazione era stata mantenuta segreta, ma quando fu chiaro che le tradotte puntavano verso il confine austriaco, in molti si accese la speranza di un ritorno alle sedi di guarnigione. Poi, anche se la notizia era riservata, la voce dell’arrivo dei treni si sparse in città e paesi del Tirolo, e le stazioni si affollarono di parenti in attesa, ma le tradotte sfilarono senza fermarsi, provocando una terribile e comune delusione per il mancato incontro ed un momentaneo ritorno al focolare. Soltanto al Brennero fu manifesto che li aspettava il fronte italiano, sempre meglio di quello russo, così dicevano fra di loro i “cacciatori da montagna” per rincuorarsi a vicenda… Il viaggio sul territorio italiano fu pieno di incidenti, causati dalle interruzioni per i bombardamenti aerei alleati che provocarono ritardi e confusione. Molte tradotte furono scaricate alla stazione di Settebagni, a Nord di Roma, costringendo i reparti a lunghe marce per raggiungere le nuove posizioni sull’Appennino. (10) Dal 14 dicembre, la divisione fu destinata a rimpiazzare la 305. Infanterie-Division nel tratto di fronte fra il Monte Molino e la quota 1.806 della Catenella delle Mainarde, sulla linea Reinhard, e nella notte fra il 21 ed il 22 dicembre 1943 (11), a Castello d’Alvito, il generale Hauck, comandante della 305a divisione, passò le consegne al generale Ringel, (12) L’85° reggimento fu schierato fra la Catenella delle Mainarde e il monte Monna Casale, a cavallo della strada Scapoli-Cardito, mentre il 100° reggimento fu schierato fra la Monna Casale, la Monna Acquafondata, Monte Raino, Acquafondata e Monte Molino. Erano fronteggiati dal 6° Corpo americano del generale Lucas, comprendente allora la 2a divisione di fanteria marocchina e la 45a divisione di fanteria americana. I primi elementi della 5a Gebirgsdivision furono identificati tra il 15 ed il 16 dicembre, quando un plotone del 45th Reconnaissance Troop ebbe uno scontro a fuoco sulla quota 895 di Monte Pantano con elementi del 100° reggimento, ma, a quella data, il diario storico dell’O.K.W. riporta che “Nel punto di sutura fra la 44a divisione “H.u.D.” e la 305a divisione, una compagnia della 5a divisione Gebirgsjäger appena messa in linea è stata respinta dalle sue posizioni con forti perdite”. (13)

La battaglia per la Catenella delle Mainarde (dicembre 1943)

Il 26 dicembre, la 2a divisione marocchina ripartì all’attacco, con l’obbiettivo principale di conquistare la Catenella delle Mainarde e quello secondario di avanzare sul Monte Monna Casale. Il 27, l’8° reggimento marocchino, dopo 48 ore di duri combattimenti, riuscì a prendere la quota 1.478 delle Mainarde, sbaragliando le posizioni del II battaglione dell’85° reggimento. Il 28, i nordafricani, sfiancati, dovettero fermarsi sulle pendici a Nord-Est di Cardito ed il 29 il 5° Reggimento marocchino tentò di impadronirsi della Monna Casale, senza successo. (14) Il ciclo di operazioni era costato ai francesi la perdita di 62 caduti e 243 feriti.

Il Monte Monna Casale e la Linea Gustav (gennaio 1944)

Il 10 gennaio 1944, dopo l’arrivo in Italia della 3a divisione di fanteria algerina, il generale Juin, comandante del Corps Expéditionnaire Français, assunse il comando del settore. Le operazioni vennero riprese il 12 gennaio, quando la 2a divisione marocchina riuscì a superare il Rio Chiaro, mentre la 3a divisione algerina si riversava sulle posizioni difese ancora una volta dai battaglioni dell’85° reggimento, assalendo e conquistando la Monna Casale, ma proseguendo l’attacco il 13 sulla vetta della Monna Acquafondata, difesa dal 100° reggimento, ed entrando quindi nel paese omonimo. Dopo aspri combattimenti, il 100° reggimento cominciò a ripiegare ed il fronte tedesco si spostò al di là del corso del Rapido, cedendo lentamente il terreno ai francesi. (15) Il 16 gennaio le truppe algerine fecero il loro ingresso a Sant’Elia Fiumerapido, ma la 2a divisione marocchina fu bloccata davanti al Colle dell’Arena ed il Monte Santa Croce. Il 21 gennaio ripresero gli attacchi verso il Monte Carella ed il Monte Santa Croce, ma ogni tentativo di avanzare si estinse ed il settore, fra il Monte Cifalco ed il Monte Mare, si attestò su posizioni che rimasero invariate fino al mese di maggio.

La crisi

La 5a divisione attraversò un periodo di profonda crisi: prima la defezione di una compagnia del 100° reggimento sul monte Pantano, poi la perdita di terreno sulle Mainarde, che fu imputata dai comandi tedeschi allo scarso mordente dei Gebirgsjäger austriaci dell’85° reggimento. Il II battaglione si era sbandato al primo urto ed i francesi vi avevano catturato 63 prigionieri, una ventina dei quali chiaramente disertori. La notizia versò una luce sinistra sulle capacità dell’intera divisione. Il fatto era stato considerato tanto più grave per aver reso necessario l’intervento di un gruppo da combattimento del 115. Pz. Gren. Regiment, per mantenere la linea. La resistenza accanita sulla Monna Casale non era servita a sminuire le critiche piovute addosso al comando della divisione. Anche il 100° reggimento non fu esente da parole malevole, quando, dopo aver lasciato Acquafondata, si trovò frazionato, con due battaglioni, il II ed il III, che si erano ritirati sulle posizioni di montagna fra il Monte Cifalco e il Monte Rotolo, mentre il I era rimasto isolato nella Valle del Rapido, raggiungendo qualche giorno dopo il resto del reggimento attraverso la strada di Belmonte. Parte dell’85° reggimento fu ritirato dal fronte per essere riorganizzato, mentre il 100°, sostenuto alla sua sinistra dall’8. Pz. Gren. Rgt., si schierava sulla linea Monte Cifalco-Monte Rotolo.

La battaglia del Belvedere (26 gennaio-4 febbraio 1944)

Nell’ambito delle operazioni a sostegno dello sbarco ad Anzio, nei piani della 5a Armata era previsto che il 2° Corpo americano avrebbe attaccato le alture a Nord-Est di Montecassino, impegnando al tempo stesso le difese tedesche della città. L’azione americana doveva essere coperta sul suo fianco destro dal C.E.F., che avrebbe attaccato verso il Belvedere ed il Colle Abate. Il generale Juin orientò la 3a divisione di fanteria algerina verso occidente ed il 25 gennaio lanciò il 4° reggimento tunisino all’assalto delle posizioni nemiche. La 5a divisione fu parzialmente coinvolta: l’Aufklärungs-Abteilung 85 (gruppo esplorante) (16) partecipò ai contrattacchi nella Valle di Belmonte, mentre furono raccolti in fretta e furia elementi di vari reparti, tratti dai comandi o dalle unità di retrovia, utilizzati nello sbarramento della Valle. Il Gebirgs-Artillerie-Regiment 95 intervenne pesantemente durante tutta la battaglia. Tra il 31 gennaio ed il 4 febbraio, per conservare il possesso della quota 875, a Nord-Est del Colle Abate, furono impegnati anche elementi dell’85° reggimento. Questa furiosa battaglia terminò il 4 febbraio e quel settore di fronte rimase in relativa calma, permettendo ai comandi tedeschi di trarne numerose unità da inviare in zone più minacciate e di riorganizzare la 5a divisione.

Sulla Linea Gustav (febbraio-maggio 1944)

Il 10 febbraio 1944 arrivò però l’ordine al generale Ringel di lasciare il comando della divisione, affidato ora al generale Max Schrank, che era stato il comandante del I./100 sulla linea Metaxas ed a Creta. (17) La 5a divisione passò agli ordini del LI. Gebirgsarmeekorps del generale Feuerstein, nella 10a Armata, e fu rinforzata dall’arrivo dell’Hochgebirgsbataillon 4 (maggiore Franz von Ruffin). L’85° reggimento riprese le posizioni nella zona di San Biagio Saracinisco, con il Hochgebirgsbataillon 3, alla sua sinistra. Il 100° reggimento mantenne le difese del tratto di fronte fra il Monte Cifalco e la quota 875 di Colle Abate. (18) Il 31 marzo il battaglione Alpini "Piemonte" s’impadronì della vetta del Monte Marrone (1.770 m.), lasciata incautamente incustodita, ed a nulla valse il contrattacco, tentato il 10 aprile, di una compagnia tedesca. Tra il 15 e il 18 aprile, la 2a divisione neo-zelandese assunse il comando del settore fino ad allora presidiato dal C.E.F. ed una Kampfgruppe agli ordini del maggiore von Ruffin, composta dall’Hochgebirgsbataillon 4 e dal II./100, venne posta sotto il comando della 1a divisione paracadutisti, assumendo la difesa del settore pendici di Monte Cairo-Pizzo Corno-Colle Santa Lucia-Colle Sant’Angelo-Nord della Masseria Albaneta, mentre il 100° reggimento manteneva le posizioni del Monte Cifalco.

Gli attacchi del 2° Corpo polacco (11-25 maggio 1944)

L’11 ed il 12 maggio, nel corso dell’operazione Diadem, truppe polacche della 5a divisione di fanteria Kresowa attaccarono le posizioni della Kampfgruppe von Ruffin, senza riuscire a superare la linea difesa dal II./100, tra la Masseria Albaneta ed il Colle Sant’Angelo. Nella notte fra il 16 ed il 17 maggio, i polacchi riuscirono a sorprendere i difensori della “Cresta del fantasma”, ma non riuscirono ad impossessarsi del Colle Sant’Angelo, difeso strenuamente nel corso della giornata del 17. Il giorno successivo, i superstiti del II./100 abbandonarono le loro posizioni, ma il Kampfgruppe von Ruffin riuscì a resistere sul Pizzo Corno fino al 19. Gli attacchi polacchi si estesero quindi alle pendici di Monte Cairo, senza ottenere uno sfondamento delle posizioni tedesche. Il 13 maggio, una Kampfgruppe agli ordini del maggiore Schulz (1a divisione paracadutisti), della quale faceva parte anche l’A.A. 85 (reparto esplorante della 5a divisione) era stata inviata nella zona a Nord-Ovest di Sant’Angelo, nel tentativo di arginare gli attacchi dell’8a Armata britannica. Nel corso delle operazioni del 2° Corpo polacco, le restanti posizioni della 5a divisione furono teatro di continui bombardamenti di artiglieria, di scontri notturni con pattuglie e di manovre tendenti a simulare azioni offensive da parte dei neozelandesi.

Verso la Linea Gotica (giugno-agosto 1944)

Dopo lo sfondamento della Linea Gustav, la 5a divisione seguì le sorti del LI. Gebirgskorps. Dal 26 maggio le truppe neo-zelandesi presero ad avanzare, sostenute dal Corpo Italiano di Liberazione, alla loro destra. Il 28 veniva abbamdonata la cittadina di Atina ed il 29 il paese di Alvito. I reparti della divisione, nel frattempo riuniti nella Kampfgruppe Schrank,, si ricostituirono nella Piana del Fucino, proseguendo la ritirata verso Nord, fino a Camerino, Fabriano, Norcia ed Urbino. Tra il 5 luglio ed il 4 agosto furono impegnati in estenuanti e giornalieri combattimenti difensivi, e quindi furono ritirati dal fronte ed inviati nella zona fra Rimini e Cesena, a presidio delle difese anti-sbarco. (19)

Il trasferimento in Piemonte (agosto 1944)

Il 15 agosto 1944 gli Alleati sbarcarono sulle coste della Provenza, avanzando rapidamente nella Valle del Rodano ed avvicinandosi minacciosamente alle Alpi, sul confine italo-francese. Davanti allo sfaldarsi della resistenza della 157. Reserve-Gebirgsjäger-Division, dislocata tra il Delfinato e la Savoia, il maresciallo Kesselring ordinò che la 5a divisione fosse inviata sul fronte alpino, che stava delineandosi, passando agli ordini del LXXV. Armeekorps (generale Schlemmer), dell’Armata Liguria (maresciallo Graziani). Alla fine di agosto, due reparti, il I./85 ed il Feld-Ersatz-Bataillon 95 (battaglione complementi), furono urgentemente ed eccezionalmente trasferiti su automezzi a Pinerolo, in Piemonte. Il primo sostituì i granatieri della 90. Pz. Gren. Div. al Colle del Monginevro, sostenendo, ai primi di settembre, l’attacco dei vecchi nemici di Cassino: la 2a divisione di fanteria marocchina ed il 4° raggruppamento Tabors marocchini, nel frattempo sbarcati in Francia. (20)

Le battaglie di Coriano (settembre 1944)

Ai primi di settembre però, l’attacco dell’8a Armata britannica contro la Linea Gotica aveva costretto i comandi tedeschi ad immettere ogni riserva possibile sul fronte adriatico. Il 3 settembre, il generale Wentzell, capo di stato maggiore della 10a Armata, senza neppure avvertire i superiori ed all’insaputa del maresciallo Kesselring, ordinò al 100° reggimento, in procinto di partire per le Alpi, di presidiare le alture ed il paese di Gemmano, che dominavano il torrente Conca. Nell’ambito dei combattimenti per il centro strategico di Coriano, durante la più grande battaglia campale combattuta sul fronte italiano fra il 4 ed il 12 settembre 1944, il reggimento, agli ordini del tenente colonnello Richard Ernst, difese accanitamente le posizioni ad esso assegnate, subendo pesanti perdite. Esso fu appoggiato dal III e IV gruppo del Gebirgs-Artillerie-Regiment 95 e dall’A.A. 85 (gruppo esplorante della divisione).

Le Alpi occidentali (settembre 1944-aprile 1945)

I tedeschi riuscirono a mantenere saldamente i Colli della Maddalena, del Monginevro, del Moncenisio e del Piccolo San Bernardo; dal 15 settembre la 5a divisione assunse le difese del tratto di fronte fra il Monginevro ed il Colle della Maddalena, dove fu creata la Kampfgruppe Maddalena (col. Kajetan Flecker, poi col. Friedrich Bachmeyer), formata dall’Hochgebirgsbataillon 3 e dal III./100. Il comando della divisione si stabilì a Saluzzo, in provincia di Cuneo. Nel dicembre del 1944, dopo l’arrivo dalla Germania della divisione “Littorio”, la 5a divisione cambiò il proprio schieramento, assumendo la difesa del tratto di fronte fra il Moncenisio e la Valle del Po. Il II./100 ed una batteria furono inviati al Piccolo San Bernardo, di rinforzo al 4° reggimento Alpini della divisione “Littorio”. Il comando della divisione si stabilì a Bussoleno, in Valle Susa, ad Ovest di Torino. Ai primi di febbraio del 1945 il generale Schrank lasciò il comando, che fu assunto dal neo-promosso generale Hans Steets, un ufficiale dello stato maggiore della divisione, considerato un nazista ed assai poco amato dai quadri. (21) Nella notte fra il 15 ed il 16 febbario, la Sturmkompanie (compagnia d’assalto divisionale) tentò con un’azione di sorpresa di impossessarsi del Colle del Gigante (3.400 m.), sul Monte Bianco. L’azione fallì, oltre che per la pronta reazione dei difensori francesi, Chasseurs Alpins del Bataillon du Mont Blanc, anche per la morte del comandante tedesco, il capitano Siegle. A torto o a ragione, questo combattimento fu considerato come quello sostenuto a più alta quota nel corso della II guerra mondiale. Tra il 23 ed il 31 marzo, i Chasseurs Alpins della 5ème demi-brigade cercarono di sfondare la linea del Piccolo San Bernardo, riuscendo, dopo un sanguinoso combattimento, a conquistare soltanto il Roc Noir (2.342 m.). La perdita di quel mucchio di rocce, senza alcun valore, provocò invece la reazione del generale Steets, che si precipitò a La Thuile, sede del comando del II./100, dove pretese le giustificazioni del maggiore Pröhl, comandante del battaglione, e costrinse tutti gli ufficiali a firmare un documento con il quale s’impegnavano a difendere le posizioni fino all’ultimo uomo! Il 10 aprile gli Chasseurs Alpins presero con un’ardita azione notturna la vetta del Roc de Belleface (2.857 m.), che, il 20 aprile, fu però ripresa da un plotone tedesco, dopo una vertiginosa scalata. Dal 5 al 7 aprile la 7ème demi-brigade passò all’attacco nella zona del Moncenisio, difesa dai Gebirgsjäger del III./100 e dai paracadutisti del battaglione “Folgore”. Dopo alterne vicende, tutti gli attacchi vennero respinti, salvo che sul Mont Froid (2.834 m.), che rimase nelle mani degli Alpins francesi. Nella notte fra il 19 ed il 20 aprile 1945, due compagnie, la 1a del I e la 12a del III./100, ne ripresero il possesso con un’azione spettacolare. I tedeschi ebbero 12 caduti ed i francesi persero 27 caduti e 63 prigionieri. Fu l’ultimo combattimento contro un reparto alleato sostenuto dalla 5a divisione.

La resa (2 maggio 1945)

Dal 26 aprile 1945, il grosso della divisione, divisa in tre Kampfgruppen, lasciò le posizioni del Monginevro, del Moncenisio e della Valle d’Aosta, scendendo in pianura ed avviandosi verso Novara, dopo aver superato alcuni sbarramenti dei partigiani italiani, che resero vano il piano di distruzioni previsto, specie nelle Valli del Po, del Chisone (Sestrière-Pinerolo) e di Susa (Bardonecchia-Moncenisio-Susa). Le avanguardie si fermarono lungo il letto del torrente Elvo, a pochi chilometri da Santhià (Vercelli), sui tre ponti dell’autostrada, della nazionale e della ferrovia Torino-Milano, raggiunti il 30 aprile, mentre da Milano sopraggiungeva la 1a divisione corazzata americana, che rese vano ogni tentativo di proseguire. Tra il 30 aprile ed il 1 maggio 1945, durante il passaggio del III./100, 42 persone di varia età e sesso, partigiani e civili, furono uccise in una serie di sparatorie ed esecuzioni nella cittadina di Santhià e nelle sue immediate adiacenze. (21) Il 2 maggio 1945, a Biella, fu sottoscritto l’atto di resa del LXXV Corpo d’Armata e la divisione si radunò in una vasta zona a Sud-Est di Ivrea, in attesa dei campi di prigionia alleati. (22)

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Note

  1. La traduzione in italiano del termine tedesco Gebirgsjäger con il termine di “Alpino” è inappropriata, apparendo più esatta quella di “Cacciatore da montagna” o “Cacciatore di montagna”. Appare del tutto inesatto il termine, spesso usato nella bibliografia italiana, di “Alpenjaeger”, sconosciuto nel pur vasto lessico militare tedesco della II guerra mondiale.
  2. Cfr. Eddy Bauer, La guerre des blindés, Payot, Lausanne, 1962, Vol. I, pag. 159.
  3. Cfr. Antony Beevor, Creta, 1941-1945: la battaglia e la resistenza, Rizzoli, Milano, 2003, pag. 197. La squadra navale della Royal Navy era composta dagli incrociatori “Dido”, “Orion” e “Ajax”, e dalle cacciatorpediniere “Janus”, “Kimberley”, “Hasty” e “Hereward”.
  4. Cfr. Antony Beevor, Op. Cit., pag. 208-209.
  5. Nell’isola era sbarcato anche il GJR 141 della 6. GJD.
  6. Cfr. Antony Beevor, Op. Cit., pag. 296.
  7. Le perdite della divisione nel periodo di permanenza sul fronte russo furono terribili. A titolo d’esempio, la 2a compagnia del 100° reggimento ebbe ben 168 caduti, a fronte dei 64 sul fronte italiano, dei 22 a Creta e dei 18 sul fronte greco. Cfr. AA.VV., Kameraden unterm Edelweiss, 1939-1945, Kriegsgeschichte der 2. Kompanie Gebirgsjäger Regiment 100, Buchdienst Südtirol, Nürnberg, 1998.
  8. Julius Ringel, Hurra die Gams!, Die 5. Geb. Div. im Einsatz, Stocker Verlag, Graz, 1994, pag.238.
  9. Henri Béraud, Bataille des Alpes, Heimdel, Tours, 1987.
  10. Un particolare curioso è quello della presenza di sette donne russe, che saltarono fuori soltanto all’arrivo a destinazione delle tradotte, provocando grande imbarazzo nei comandi di vario livello e nel comando di divisione, che non volle lasciar trapelare la notizia per evitare inchieste e punizioni. Le sette ragazze furono spacciate per infermiere e distribuite nelle due compagnie di Sanità della divisione. Testimonianza all’autore del capitano medico Adolf Kreiner, Oulx, 1986.
  11. Julius Ringel, Op. Cit., pag 270.
  12. La 5a divisione fu inquadrata nel XIV. Panzerkorps (generale von Senger und Etterlin) della 10a Armata (generale von Vietinghoff-Scheel).
  13. Cfr. Military Intelligence Service, a cura di, Fifth Army at the Winter Line (15 November-15 January 1943), U.S. War Department, 1944.
  14. Il 28 dicembre 1943, un reparto tedesco uccise 42 persone di ambo i sessi, fra le quali cinque bambini al di sotto dei sei anni, che avevano trovato riparo in una radura lungo il Rio Chiaro, in località Collelungo. Ancora oggi non si sa con esattezza di quale reparto si sia trattato: la località in cui avvenne l’eccidio era senz’altro nel settore del II./85, ma l’ora in cui avvenne l’eccidio, all’alba del 28, corrisponde all’arrivo nella zona dei primi militari del 115. Pz. Gren. Rgt. Cfr. Costantino Jadecola, Collelungo, Il giorno dei SS. Innocenti Martiri, Ed. La Riva, Cassino, 1993.
  15. Dal 30 dicembre 1943, le prime aliquote del Hoch-Gebirgsjäger-Bataillon 3 erano state spostate sul fianco sinistro della 5a divisione, dopo una difficile marcia su strade gelate e danneggiate, assumendo la difesa del tratto Monte Mare-Monte Marrone. Il Hoch-Gebirgsjäger-Bataillon 3 era stato formato nel novembre 1943 come unità specializzata nella guerra in alta montagna, agli ordini del maggiore Friedrich Bader. Nel giugno 1944 fu inviato in Valle Nervia, in Liguria, dove fu impegnato in varie operazioni contro i partigiani a cavallo del confine italo-francese. Nel settembre 1944 confluì nel Kampfgruppe Maddalena (col. Kajetan Flecker) con il III./100. Nell’ottobre 1944, entrò a far parte della neo-costituita 157. Gerbirgs-Division, che dal gennaio 1945, dopo il suo trasferimento sulla Linea Gotica, cambierà numerazione in 8. Gebirgs-Division, divenendo il III battaglione del Gebirgs-Jäger-Regiment 296.
  16. Nel 1943 era stato costituita la Schnelle Abteilung 95, che il 23 dicembre 1943 fu sciolta ed andò a confluire nell’Aufklärungs-Abteilung 85 (gruppo esplorante) e nella Panzerjäger-Abteilung 85 (gruppo contro-carro). La Pz. Abt. 85 fu formata alla fine di dicembre 1943 e fu dotata di semoventi italiani M 13/75.
  17. Cfr. Julius Ringel, Op. Cit., pag. 313.
  18. Il Hoch-Gebirgsjäger-Bataillon 4, formato nel novembre 1943, giunse in Italia agli ordini del maggiore Franz von Ruffin, nel LI. Gebirgskorps, Nel giugno 1944 fu inviato in Valle Arroscia, sull’Appennino ligure, poi nella zona di Ventimiglia-Bordighera. Nel luglio 1944, con il Div. Füs. Batl. 34, gruppo esplorante della 34a divisione di fanteria, costituì il Gebirgsjäger-Regiments-Stab Meeralpen, sotto il comando del maggiore von Ruffin, impegnato in alcuni rastrellamenti in Valle Argentina, a Nord di Taggia (Imperia), dove furono bruciati i paesi di Rocchetta Nervina e Molini di Triora. Nell’agosto 1944, dopo l’arrivo dell’Hochgebirgs-Lehr-Bataillon Mittenwald, che sostituì il gruppo esplorante 34, il reggimento Meeralpen si dislocò fra il Colle di Tenda ed il mare, lungo la Valle del Roja, sostenendo scontri contro i partigiani francesi e italiani, e le truppe del 100° reggimento nippo-americano. Nel novembre 1944 i due battaglioni furono trasferiti sulla Linea Gotica.
  19. Nel corso della ritirata verso la Linea Gotica, un reparto della 5a divisione si rese responsabile dell’uccisione di 33 civili in località Capistrello, vicino ad Avezzano, il 4 giugno 1944, e, probabilmente, di un gruppo di civili a Camerino (Macerata), il 24 giugno 1944. Cfr. Carlo Gentile, Itinerari di guerra: la presenza di truppe tedesche nel Lazio occupato, in “www.dhi-roma.it.”.
  20. Un kampfgruppe della 90. Paz. Gren. Div. fu impegnata al Colle della Maddalena, dove fu respinta una brigata di partigiani italiani, fra il 20 agosto e la fine del mese, spingendosi fino al paese di Larche, nel Delfinato, dove si scontrò con elementi paracadutisti americani. Una seconda Kampfgruppe, comandata dal colonnello von Behr, operò invece al Monginevro, dove il 29 agosto occupò la cittadina di Briançon, sorprendendovi un reparto americano della 45a divisione di fanteria. Il 22 agosto, un terzo gruppo da combattimento aveva attraversato il Moncenisio, spingendosi in profondità nella Valle dell’Arc, in Savoia, dove seminò ogni sorta di distruzione nei paesi attraversati. Dal 30 agosto i reparti della divisione cominciarono a lasciare il Piemonte per la Linea Gotica.
  21. Nel periodo di permanenza in Piemonte furono numerosi i casi di scontri armati con i partigiani italiani. Fra il febbraio e l’aprile 1945, il tribunale militare divisionale emise circa cinquanta sentenze di condanna a morte, prontamente eseguite. Le zone più colpite furono il Pinerolese e la bassa Valle di Susa.
  22. Alla fine della guerra, nonostante le perdite subite in uomini e materiali nel corso dei combattimenti di marzo-aprile e dell’ultima ritirata, la 5a divisone era ancora in perfetta efficienza. Nel marzo 1945, essa aveva un organico di 15.234 uomini (332 ufficiali) e di 278 ausiliari russi, nove dei quali nelle due compagnie di Sanità. Durante la ritirata, a difesa delle colonne operarono 16 semoventi italiani M 13/75 e 12 autoblindo, in gran parte di costruzione italiana. Cfr. Kriegsgliederung der 5. Geb-Div., Stand 18.3.1945.

Bibliografia

Alberto Turinetti di Priero

Alberto Turinetti di Priero è nato a Saluzzo (Cuneo), il 1 gennaio 1943.
Laureato in Scienze Politiche all'Università di Torino, ha svolto la sua carriera professionale all'ENEA, prima a Roma, poi presso il Centro Ricerche di Saluggia (Vercelli) e quindi a Torino.
Da sempre appassionato collezionista di reperti e documenti militari delle due guerre mondiali, è autore di libri, saggi ed articoli sulla II guerra mondiale, sulle campagne del Risorgimento e sulla guerra del 1792-1796.
E' stato presidente dell'Associazione Amici del Museo Nazionale del Risorgimento, curando i cataloghi di due mostre di successo: "Alpini dal 1872", e "L'Armata polacca in Italia, 1944-1945".
Da qualche anno si è dedicato alla campagna d'Italia ed in particolare alla battaglia di Cassino, collaborando attivamente a questo sito con saggi e articoli.

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