CASSINO E DINTORNI: "KAMPFPISTOLEGRANAT"
Data: 04-02-2008Autore: GIANCARLO LADICategorie: SpigolatureTag: armi-equipaggiamenti, germania, ritrovamenti

CASSINO E DINTORNI: "KAMPFPISTOLEGRANAT"

Per chi, anche oggi, osasse inerpicarsi per le brulle balze del monte Sammucro, del monte Cesima, ove si arroccano le vestigia di San Pietro Infine, o per le scoscese e sanguinose pendici delle quote 575 e 593, sopra Montecassino, od anche nelle profonde forre di fondo valle che segnano il terreno in prossimità del greto del Melfa tra Mignano di Montelungo, il Varo dei Lupi e monte Trocchio, non sarebbe improbabile imbattersi in piccoli oggetti cilindrici, arrugginiti che hanno tutta l’apparenza di residuati bellici di quell’immane lotta che arse le verdi, sonnacchiose e sconosciute contrade del cassinate proiettandole, di prepotenza, nel mito e nella storia come le Termopili, Alesia o Waterloo.

Mi riferisco a quei piccoli cilindri di metallo, alluminio ed a volte bachelite, non più lunghi di una venticinquina di centimetri e con un diametro intorno ai ventisette millimetri che sogliono attirare la curiosità di qualche cacciatore, boscaiolo o paesano intento ai suoi mestieri agricoli, un pò più attenti di altri loro simili a dove mettono i piedi.

Nei lontani tempi della mia giovinezza, quando battevo questi luoghi per lavoro o per la caccia, era abituale rinvenirli tra le zolle di recenti arature o tra i cespugli d’ampelodesma mauritanica, di cui è ricca la zona che, attenuandone la caduta, avevano impedito loro di esplodere. Si poiché questi oggettini, apparentemente così innocui, erano, in effetti, granate. Granate non da mano o da mortaio, il cui aspetto c’è noto e familiare ma granate di pistola.

Certamente molti non sapranno di pistole che sparano granate ma si dal caso che l’inesauribile fantasia dei progettisti militari tedeschi non si limitò, durante la seconda guerra mondiale, solo a creare le mirabolanti mitragliatrici MG. 34 e 42 o gli stupefacenti FG. 42, che in seguito sarebbero diventati i progenitori di tutte le armi automatiche attuali, ma anche una semplice elementare pistola d’assalto che sparava granate.

Me n’andavo dunque, come dicevo, per lavoro o per diletto, per fossi e solchi, fumanti di mattutina rugiada invernale o riarsi dalla pomeridiana calura estiva, rimuginando cosa potessero essere quegli strani oggetti che mi capitavano tra i piedi e che le mie, pur notevoli cognizioni sugli ordigni bellici, non mi permettevano di classificare o definire. Certo erano congegni esplosivi, come denotava il grosso pulsante anteriore che aveva tutta l’aria di fungere da percussore. Certo erano lanciate da un’arma, come rendeva evidente la larga scanalatura elicoidale posteriore; scanalatura non assimilabile però alla comune rigatura impressa nei proiettili dal loro forzamento nella canna dell’arma ma già realizzata durante la costruzione del grosso proiettilone.

Vi confesserò che a lungo mi arrabattai il cervello per capire di cosa si trattasse e a quale contendente dei due schieramenti appartenessero quei "cosi"! In quei tempi non esistevano né pubblicazioni né manuali che c’illustrassero o rendessero edotti sugli armamenti in dotazione ai vari belligeranti e neanche i fatti d’arme, nel loro reale svolgimento, erano noti ai più, ma distorti dalla retorica e dagli interessi dei vincitori rendevano difficile sapere com’effettivamente fossero andate le cose. Unica fonte di conoscenza, dunque, erano i campi di battaglia che ben pochi, in vero, osavano od avevano voglia d’interpellare.
Nell’attesa di saperne di più su questi misteriosi cilindretti, la mia raccolta di cimeli si andava arricchendo dei meglio conservati e la mia innata, incosciente e spericolata smania di conoscere faceva i primi tentativi per guardarli dentro. Alcune sigle, per stile e composizione, come la convinzione che le cose strane solo loro potessero farle, mi fecero supporre che fossero marchingegni tedeschi. Una morsa ed un gira tubi mi furono complici nel cominciare a tentarli. Una giornata tediosa, di pioggia e solitudine, mi spinse al "memento audere" ed i cimeli d’oggi che provenivano dall’inferno di ieri furono sbudellati.

Non vado avanti con il narrarvi quanto ci trovai dentro e come funzionavano, altrimenti il buon Valentino giudicando il testo prolisso ed eccessivamente tecnico per interessarvi, taglierebbe lo scritto ed io sarei costretto a non inviargli più storie della mia vita cassinense.
Non volendo ciò, vi basti sapere che con il passare del tempo i veli della mia ignoranza si squarciarono ed oggi delle granate per “Kampfpistole” si sa tutto e, se vi pare, studiatevi le foto che vi allego.

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L'immagine qui sopra contiene tre fotografie, eseguite dal sottoscritto, relative a materiale proveniente dalla sua collezione.
In una sono ritratte due granate dirompenti per "Kampfpistole", una granata a carica cava anticarro per la medesima arma ed una cassetta per munizioni per MG. 42 o 34 con un nastro di proiettili traccianti.
Le altre due foto illustrano gli spaccati di uno dei tanti tipi di "Kampfpistolegranat" che sono stati usati dalla Wehrmacht durante la guerra. Non è da escludere che queste granate, o simili, fossero anche usate, con un adattatore, con il fucile Mauser Kar 38.

Passiamo ora dalla granata alla tanto attesa arma che la lanciava, o meglio, alle tanto attese armi, poiché di pistole ce n’erano almeno tre modelli. Descriviamone due, sempre per quella brevità tanto auspicata.

La Kampfpistole era la versione rigata dell’Heeresmodell (pistola da segnalazione), progettata per lanciare munizioni esplosive. La Sturmpistole invece era una normale pistola da segnalazione con un manicotto scanalato inserito sulla canna, un mirino speciale ed un calcio pieghevole. Sparava granate a carica cava contro mezzi blindati o corazzati. A quaranta metri di distanza poteva perforare una corazza di dieci centimetri di spessore.
Nell'immagine che segue sono riportati entrambi i modelli.

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La prima foto appartiene ad una Sturmpistole.
Il calibro di queste armi era originariamente di 26,9 millimetri. In effetti, la Sturmpistole era una modifica, del 1943, dell’Heeresmodell con un cilindro rigato applicato sulla canna che ne riduceva il diametro interno a 22 millimetri. Le munizioni destinate a quest’arma non potevano essere usate su altre o nella pistola "Z" (Kampfpistole o Leuchtpistole).
La Sturmpistole poteva sparare anche una granata ad alto esplosivo a retrocarica che sembra avesse un detonatore poco affidabile, con un solo secondo di ritardo, tanto da garantire poca sicurezza all’utilizzatore. Sulle istruzioni della bomba era detto: “Pericolo! Lanciare solo dal carro armato o da una postazione altrettanto protetta”. Queste pistole erano lunghe 34 centimetri con il calciolo ripiegato e pesavano circa tre chili. Non piacevano molto ai granatieri della Wehrmacht a causa del loro forte rinculo.

La seconda foto ritrae una Kampfpistole, conosciuta anche come Leuchtpistole Z.
Quest’arma era una Heeresmodell scanalata in modo particolare per sparare granate. Sul lato sinistro, dietro la culatta, erano posizionate un quadrante ed una livella a bolla d’aria; compariva anche una “Z” molto evidente.

Qui sotto una composizione di belle fotografie delle suddette armi riprese in combattimento.

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Il 9 maggio del 2004, dopo più di quaranta anni, il caso od il destino mi riconducono in questi luoghi a me familiari, con un gruppo d’appassionati di storia, in un raduno organizzato dal caro, piacevole e competentissimo amico Roberto Molle, nell’annuale edizione di “Quattro passi sulla Gustav”....; la 4a mi sembra.
M’era compagno giovinetto mio figlio Junior Giancarlo, di appena nove anni. Durante una sosta a quota 593, si era allontanato gironzolando per conto suo. Dopo poco, ritornando, mi mostrava un piccolo oggetto cilindrico, metallico, mezzo roso dalla ruggine. “Che cosa è, papà?” mi chiede; “E’ il passato di tuo padre che non si decide a morire!”.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.