CHARLES W. VAN SCOYOC - 4 marzo 1944
Data: 11-12-2005Autore: MARCO FELICIListe: ARTICLES IN ENGLISHCategorie: SpigolatureTag: #today, anzio-area, cimiteri, protagonisti, usa

CHARLES W. VAN SCOYOC - 4 marzo 1944

Nel giugno del 2004 giunse alla redazione del nostro sito (il sito dell'autore ndr) un'email proveniente dagli Stati Uniti. Il mittente, Wayne Van Scoyoc, dopo aver letto le vicende di Alfonso Felici, chiedeva incuriosito se fosse stato possibile far luce sugli eventi che portarono alla scomparsa dello zio, caduto in combattimento in Italia durante l'ultimo conflitto.
Come già accaduto in altre occasioni, immediatamente e con entusiasmo, si iniziarono le difficili ricerche che lentamente, tassello dopo tassello, avrebbero portato dopo più di un'anno a delineare le vicende legate al giovane sottotenente Charles W. Van Scoyoc. Chi si avvicina oggi alla sua lapide nel Cimitero Militare di Nettuno dove egli riposa, apprende che apparteneva al 7° Reggimento Fanteria della 3ª Divisione e che perse la vita il lontano 4 marzo 1944; la data è determinante in quanto cade in una delle fasi cruciali della Campagna d'Italia che porterà alla liberazione delle nostre terre da parte degli Angloamericani.

Siamo all'inizio dell'anno e dopo un promettente successo dovuto allo sbarco del 22 gennaio ad Anzio la progressiva avanzata degli Alleati subisce un momentaneo arresto nei pressi di Cisterna dove le truppe tedesche riorganizzatesi sferrano una sanguinosa controffensiva. La tenace resistenza germanica si concentrò essenzialmente nell'area tra Ponte Rotto e Isolabella culminando in una decisa manovra eseguita la notte del 4 marzo. La cronaca esatta di quelle ore è riportata dal resoconto ufficiale dell'archivio dell'US Army:

-- Il settore relativo al fianco destro vicino alle compagnie L e B ricevette un'attacco alle 9.35 p.m. preparato da fuoco d'artiglieria -- Il nemico si e' infiltrato attraverso le nostre linee occupando le case in prossimità del reticolato 988.307 -- Duri combattimenti hanno riportato le nostre pattuglie sulla linea 050600A eliminando ogni resistenza -- Un cannone da 37 mm vicino al reticolato 988.30 è stato distrutto dalla fanteria nemica -- Il genio ha proceduto alla creazione di un cratere per limitare l'area di accesso -- ".

Tramite delle testimonianze tratte dai diari dei reduci del 7° Reggimento Fanteria, che confermano il testo dell' "Official Report", l'episodio si fà più chiaro e preciso e si arricchisce di dettagli utili a svelare come il plotone AT comandato da Van Scoyoc, che apparteneva alla Compagnia B, si stabilì tra il gruppo di case e il cannone da 37 mm citato precedentemente, l'arma guardava un ponte, unico accesso possibile per le forze corazzate tedesche, la loro esatta posizione era tra la collina 83 e la strada che portava alla ferrovia vicino al reticolato 988.30; il giovane ufficiale sarebbe caduto la notte stessa colpito dalle schegge di un proiettile d'artiglieria mentre tentava di coprire la ritirata dei suoi uomini contro una compagnia del 3° Reggimento Panzergranatier. Il resoconto d'archivio termina con la descrizione della cattura, dopo una notte di aspri combattimenti, di 18 militari tedeschi del 715° Infanterie Division, appena giunti dalla Francia.

Questo episodio concorrerà, insieme ad altri di pari drammaticità, alla conquista del Lazio da parte degli alleati; tuttavia la relativa breve durata dei combattimenti non testimonia la durezza di quei giorni e le tragiche esperienze che avrebbero dovuto subire le popolazioni civili. Le truppe alleate seguirono precise direttrici di marcia per avvicinarsi alla Capitale, una di queste raggiunse i paesi che si stendono lungo la valle dell'Amaseno, spingendosi quasi fino Villa S.Stefano. Infatti verso la fine del Maggio del 1944 le varie unità del 350° Fanteria US erano completamente dispiegate lungo tutto il tratto del fiume che costeggia Pisterzo, in attesa di attraversarlo. L'occasione giusta non giunse mai, anzi l'impresa fù resa ancor più difficile dai genieri tedeschi che avevano distrutto tutti i ponti che scavalcavano il fiume, tranne uno, quello delle Mole.

I più anziani ricorderanno come, dopo il conflitto e prima della sua ricostruzione, per transitare sul vicino ponte di Prossedi si usasse, la notte, fare servizio di vigilanza con l'uso di lampade a petrolio per evitare che i pochi automezzi dell'epoca finissero nell'acqua. Viceversa il ponte delle Mole non venne mai minato in quanto la sua struttura, allora molto precaria, era giudicata inadatta dai tedeschi, al transito di mezzi pesanti e quindi venne risparmiato.
Sappiamo invece come questo ponte risultasse importante per il controllo dell'intera valle, infatti ogni notte era luogo d'incontro delle diverse pattuglie di Amaseno, Prossedi e Villa S.Stefano che si riunivano in quel punto strategico a precisi orari per stilare il loro rapporto di servizio con le eventuali novità.
Dai vivi ricordi di Primo Toppetta sappiamo che la notte del 27 Maggio si ebbe il maggiore dei bombardamenti che Villa S.Stefano subì da parte degli alleati, come testimoniato sessantuno anni dopo dal residuato inesploso scoperto recentemente dai fratelli Palombo.
L'intensa attivita' di fuoco svolta dal 337° Field Artillery dell'88ª Divisione Americana aveva lo scopo di ridurre la presenza della Wehrmacht nel nostro Paese e cosi avvenne. La mattina del 28 Maggio 1944 il piccolo centro arroccato sotto il Monte Siserno fù liberato, ma non senza vittime civili, sotto le macerie oltre ai feriti, periranno Mario Anticoli il piccolo nipote e Giuseppe Ruggeri.

Marco Felici

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