Ritorno sul MONTE CIFALCO
Data: 05-02-2003Autore: MAURO LOTTICICategorie: I luoghiTag: #today, monte-cifalco
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Ritorno sul MONTE CIFALCO
Il cardine delle Mainarde

Una considerazione abbastanza comune è quella di circoscrivere la linea Gustav alla sola zona del campo di battaglia di Cassino con il suo Monastero Benedettino. Giusto per fare un paragone macabro: l’intera linea Gustav è la fune di una forca, e il Monastero con la città sono il cappio. Si può aggiungere che le fasi precedenti allo scontro nella valle del Liri (linea Barbara e linea Bernhard/Reinhard per i tedeschi, Winter Line per gli alleati) sono paragonabili al patibolo sul quale le ignare truppe alleate sono spinte a salirci sopra da Kesselring, andando poi da sole ad infilare la testa nel cappio di Cassino. Questo avviene a causa della meticolosa preparazione del terreno da parte germanica che sfrutta in piano la complicata orografia del centro Italia (Strette valli, fiumi, colline, monti e dopo ancora valli, fiumi e cosi via), ma anche dal fatto che gli alleati volevano ad ogni costo liberare Roma.

Chi visita ora il campo di battaglia in cerca di queste vecchie postazioni, si levi dalla testa di trovare delle strutture tipo "Vallo Atlantico". Nei campi nei quali i contadini sono tornati nel dopoguerra al lavoro, è rimasto poco o niente, solo alcuni resti di bunker in cemento s'intravedono in quello che rimane della Linea Senger, più che altro si tratta delle piazzole per le torrette interrate dei carri Panther, ma sono difficili da individuare. Intorno al Monastero le vecchie postazioni si confondono con i sassi e le erbacce, ci vuole un occhio allenato per distinguerle.
Il discorso cambia in alcune zone della Gustav, in particolare in quei luoghi dove i tedeschi hanno avuto tempo per trincerarsi e preparare in profondità tutto ciò che serve alle truppe per il combattimento in prima linea: cucine, pronto soccorso, depositi, alloggiamenti; oltre ovviamente a trincee, camminamenti, piazzole per l’artiglieria e posti d’osservazione. La logica difensiva del terreno da parte dei tedeschi era più incentrata sull’"occultamento" e sul costringere il nemico a percorrere determinate vie d’accesso, oltre che a disporsi nei migliori posti difensivi e d’osservazione.

Uno dei luoghi che i tedeschi preparano minuziosamente è il monte Cifalco. Alto 947 metri, è posizionato una decina di chilometri a nord di Cassino dove inizia la valle del Rapido, esso domina il valico tra due valli che puntano a nord: quella del Rapido e la valle d’Atina. Di fronte al Cifalco vi sono le alture del Belvedere e del Colle Abate che si protendono verso il massiccio di monte Cairo. Le falde verso Cassino sono a picco per circa un 200 metri, per superarle bisogna essere dei rocciatori esperti. Il retro del Cifalco è caratterizzato da una serie di pianori e vallette che rendono la vita dei suoi occupanti sicura e relativamente confortevole.
Dalle sue cime si gode di una vista che spazia per tutta la valle sottostante, solo salendo su di esse ci si rende conto del perché i tedeschi abbiano scelto tale posizione. Qualunque cosa si muove dai paesi di S. Elia, Cervaro, Cassino, S. Angelo fino su per la Cavendish Road, la strada che porta dietro l’Abbazia, è in piena vista dal Cifalco. Non di meno la posizione è a guardia dell’imbocco per la valle d'Atina, ciò rende il Cifalco il cardine per un'eventuale sfondamento in tale direzione.
Sul Cifalco non vi sono solo posti d'osservazione. Protetti dalla sua alta cresta, nidi di mitragliatrice, batterie di mortai, cannoni campali e quant’altro i tedeschi sono riusciti a portare fino la su, sono pronti ed intervenire.
Chi ne farà una spiacevole conoscenza sono le truppe francesi del CEF comandate dal generale Juin.

Vi invito ad osservare con attenzione la foto qui sotto. E’ stata ripresa nel gennaio del 1944 sulla strada che collega Acquafondata con Vallerotonda (è il paese che si vede al centro dell’immagine), e che poi raggiunge a valle il paese di S. Elia Fiumerapido. I due personaggi sulla sinistra sono i generali Juin (comandante del CEF) e Monsabert (comandante della 3ª divisione algerina). Tutti, compreso il fotografo inquadrato al centro, guardano verso l’Abbazia di Montecassino, che da quel luogo si staglia nettamente a guardia della valle del Liri.

I reparti dei due alti ufficiali francesi hanno già combattuto sanguinosamente sulla Catena delle Mainarde, riuscendo ad aprirsi un varco solo a prezzo di gravi perdite, ora sono giunti nella valle dominata da quel Monastero. Juin ha già capito che gli assalti eseguiti direttamente sulle alture di Montecassino e nella valle prospiciente sono un'inutile perdita di tempo, materiale e vite umane. Consiglia Clark di effettuare delle sortite per aggirare il Monastero alle spalle, passando per la strada che collega Terelle con la valle del Liri. Il piano che viene accettato è quello di attaccare per il paese di Caira e salire verso Terelle, passando per il Colle Abate ed il Colle Belvedere per poi dilagare nella valle del Liri. In poche parole; infilarsi nella stretta valletta che si vede al centro della foto e arrampicarsi in direzione del Belvedere che, con il Cifalco, è una postazioni dominante, saldamente tenuta e fortificata dalle truppe germaniche.

Fu una carneficina che andremo a descrivere in un secondo tempo con un apposito articolo.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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