ANAGNI ED ALATRI NEL NATALE DI GUERRA DEL 1943
Data: 06/10/2001Autore: ALESSANDRO CAMPAGNACategorie: I luoghiTag: natale
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Già la M.A.A.F. (Mediterrean Allied Air Force), comprendente i comandi aerei operativi per il mediterraneo ed il Centro-Sud Italia, quali la Desert Air Force, ossia il comando aereo interalleato (Royal Air Force ed U.S. Army Air Force), avente il compito primario di appoggio tattico alle truppe a terra, la XII Tactical Air Force, e la XV Strategic Air Force, operavano uno strettissimo controllo delle arterie conducenti zlle zone di operazione, nonché un pattugliamento quotidiano lungo la Via Casilina e la valle del Sacco.

Dunque lo status di "città ospedaliera", dichiarato dai Tedeschi sin dal 20 ottobre 1943, non valse alla città nessun un effettivo vantaggio. Anzi. Ne è conferma il numero di incursioni aeree che furono effettuate, soprattutto nelle date del 12, 14, 24 e 25 ottobre, e del 10 e 12 dicembre. A ciò si aggiunse la sempre più concreta possibilità di un’evacuazione della città, misura che avrebbe sicuramente rappresentato un dramma nel dramma, per gli anagnini ed i numerosi sfollati rifugiatisi in città.

Allo scopo, il Vescovo Adinolfi, assieme al vescovo di Alatri Mons. Facchini e a quello di Ferentino, si recarono ai primi di dicembre 1943 a Roma, per scongiurare l’Autorità tedesca dall’adottare tale drastica misura, missione che evidentemente fu proficua, datosi che non si pervenne a tale evacuazione di civili neanche nei mesi successivi, con l’avvicinamento del fronte.

A ridosso del Natale si ebbero quindi due attacchi aerei che provocarono notevoli danneggiamenti, assieme a quello del 19 marzo 1944 tra i più drammatici che Anagni dovette conoscere.(In quest’ultimo grande bombardamento rischiò seriamente la vita lo stesso vescovo Adinolfi, che rimase seriamente ferito alla gola).

Ufficialmente la città di Anagni ebbe una distruzione per il 40% del suo patrimonio. Considerando l’importanza storico-artistica del centro, la gravità della guerra assume un carattere ancora più drammatico. Tali danneggiamenti erano già al Natale 1943 ben evidenti, poiché l’attività aerea alleata aveva già coinvolto Anagni e le vicine aree della stazione ferroviaria.

I danni furono più rilevanti si erano verificati, e sarebbero continuati anche nella primavera 1944, per la chiesa ed il convento di S. Giovanni De Duce, dei Padri Caracciolini, la Curia Vescovile e la chiesa dei SS. Cosma e Damiano.

Ulteriori danni riguardarono la Cattedrale, in cui andarono perdute le vetrate artistiche a causa degli spostamenti d’aria, nonché le porte di S. Francesco e Santa Maria (meglio note come Porta Principe Umberto I e Porta Garibaldi), inclusa la chiesa di S. Andrea. A tali distruzioni vanno aggiunti i danneggiamenti che complessivamente riguardarono gli artistici palazzi signorili Cesaritti, Menenti, Moriconi e Passa, e quasi un miracolo fu il fatto che l’importante architettura del palazzo di Bonifacio VIII fu mancato da tali incursioni.

Il clima pesante ad Anagni può essere maggiormente compreso considerando che in data 21 Dicembre 1943, quindi pochi giorni prima del Santo Natale, il commissario prefettizio C. Moretti fa pubblicare un avviso riguardante la scarsa adesione alle richieste di manodopera avanzate dalle autorità tedesche della zona. Vengono preannunciati anche i mezzi affinché si "scuota l’inerzia della cittadinanza interessata", inclusa la rappresaglia e la sospensione di attività di sostegno morale e materiale alle famiglie renitenti. Nello stesso giorno viene notificato il provvedimento dell’autorità tedesca di punire chiunque compia aggressioni o minacce al personale italiano al loro servizio, considerando tali azioni come fatte a militari tedeschi.

Evidentemente i rapporti fra italiani che resistono, più o meno passivamente alla presenza tedesca, ed altri che per vari motivi decidono di collaborare o di lavorare per l’esercito di occupazione, sono talmente difficili, da dover richiedere l’intervento del Comando tedesco. Riguardo alle azioni di resistenza e sabotaggio verso i tedeschi, è da menzionare l’avviso datato 27 dicembre 1943, emanato sempre dall’ufficio del Commissario Prefettizio, e sempre su richiesta del Comando tedesco, riguardante il premio di £ 10.000 per chiunque comunichi indicazioni sui responsabili di sabotaggi al cavo telefonico utilizzato dai militari tedeschi. Nell’avviso si parla di "recenti atti di sabotaggio" episodi quindi avvenuti con ogni probabilità nei giorni a ridosso del Natale.

Atti di resistenza ci furono anche ad Alatri. Infatti questa città fu teatro di un più aspro confronto tra occupanti e civili, e tra essi si evidenziano l’opera di alcuni gruppi di varia ispirazione politica. D. Menicucci ed altri diedero vita al Movimento della Democrazia Cristiana, che distribuiva un proprio ciclostilato, dal titolo "Libertà". Un gruppo del Movimento Comunista, guidato da g. Conti, vari G.A.P., Già alla fine di Novembre era stato costituito un "Comitato Ciociaro di Liberazione Nazionale", ed il C.L.N. di Alatri (Comitato di Liberazione Nazionale), poi trasferito a Fiuggi.

Importantissima fu soprattutto l’opera di persuasione, assistenza e determinata resistenza del Vescovo, Mons. Facchini, che caratterizza in maniera coraggiosa e significativa la storia di Alatri durante l’occupazione e la Liberazione della città. È opportuno ricordare che per la sua azione di difensore della comunità di Alatri, Monsignor Facchini verrà insignito dal Governo della appena costituita Repubblica Italiana, dell’importante riconoscimento della Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

L’importanza di Alatri, come Anagni, era dovuta anch’essa per la posizione geografica e le sue vie di collegamento da un lato con Frosinone, dall’altro con l’asse viario montano che conduceva a Subiaco e al nord-est di Roma.

In questo caso però valevano altri parametri. Alatri poteva godere di un a posizione per così dire isolata che ben si confaceva alle esigenze del XIV Panzerkorps (14° Corpo Corazzato) del Gen. Senger. Tale Corpo, il cui comando avvicinato da Roccasecca a Castelmassimo di Veroli, controllava l’area comprendente la Valle del Liri e grosso modo tutta la Provincia di Frosinone, datosi che il fronte si era attestato poco a sud di Cassino, quasi lungo il confine provinciale. Nell’area di Alatri e dei paesi confinanti, i tedeschi avevano visto una zona idonea per l’accantonamento di truppe e materiali, utilizzando le arterie stradali provenienti da nord.

Alatri non solo divenne la nuova sede del Comando della Piazza Militare di Frosinone, trasferita nella città ernica proprio per la sua ben più sicura posizione, ma grazie al campo delle Fraschette e al fatto che numerosi piccoli centri quali Guarcino, Vico erano utilizzati dai Tedeschi come zone di riposo ed addestramento per le unità operanti a Cassino, divenne la "cerniera" tra l’area contigua al fronte, ed il centro dell’autorità politica repubblicana, della nuova sede dell’autorità provinciale, ossia Fiuggi, e di vari organismi militari tedeschi.

Ad Alatri viene installata la sede del Comando provinciale della Feldpolizei (Polizia Militare) tedesca, del Comando Provinciale della G.N.R., del Comando provinciale militare e del distretto militare, ambedue trasferiti dal capoluogo Frosinone.

Inoltre, lo stesso comando tedesco per la Piazza di Frosinone scelse questa città per il fatto che la sua posizione topografica, molto vicina a i rilievi montuosi degli Ernici, rendeva problematica la possibilità di incursioni aeree su vasta scala, come invece avveniva ad Anagni. Tale realtà è evidente considerando che proprio sull’asse Alatri-Subiaco-Tivoli, il Comando del XIV Panzerkorps del Gen. Von Senger, farà defilare le truppe in ritirata da Cassino, schivando la stretta di Valmontone ed annullando così l’opera di "tenaglia" che gli anglo-americani tentarono con tutti i loro mezzi di far scattare, alla fine del maggio 1944.

Alle restrizioni già viste, sia decretate dal governo del Regno e, a seguito dell’Armistizio, imposte dall’autorità repubblicana e militare tedesca, fa riscontro un clima di resistenza e conflitto ben diverso da quello da Anagni e di numerosi altri centri quali Veroli, o Frosinone. La ragione di ciò è da attribuirsi appunto al fatto che Alatri era la sede del Comando tedesco della Piazza di Frosinone, ma anche della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana) e di altre istituzioni provinciali.

L’8 settembre 1943, data dell’armistizio, l’esultanza aveva caratterizzato la giornata. Nel diario di Angelo Sacchetti Sassetti tale giorno viene registrato come quello in cui anche il Vescovo, Mons. Facchini, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, inneggia alla notizia.

I mesi autunnali passano con alcune incursioni aeree (una il 12 settembre 1943, preceduta da più pesanti incursioni a Frosinone), con il passaggio di truppe tedesche destinate al fronte di Cassino e con le solite operazioni di rastrellamento di uomini adatti al lavoro, che i tedeschi attuano poiché alle richieste di manodopera ed autisti, non si presenta nessuno. Decisamente l’attività aerea su Alatri e, fortunatamente, inferiore di quella riscontrabile ad Anagni, ed una recrudescenza si avrà solo nelle ultime fasi della liberazione, nel maggio – giugno 1944, con attacchi continui alle truppe tedesche di passaggio verso il nord.

Già a ottobre 1943 alcuni gruppi di internati del Campo delle Fraschette vengono rilasciati dal presidio tedesco per mancanza di viveri, e questi internati, per la maggior parte Croati, tentano di lavorare nelle campagne. Altri vengono condotti da militari tedeschi a scavare macerie a Frosinone.

Un grande rastrellamento viene operato dai tedeschi il 7 ottobre 1943, giorno di mercato a Frosinone, che coinvolge molte persone di Alatri che si erano recate nel capoluogo. Fortunatamente, i viaggiatori sull’autocorriera che recava molti Alatrini impiegati a Frosinone sono stata avvertiti da alcune donne alla Madonna della Neve, permettendone la fuga a piedi verso Alatri. Alle richieste di manodopera, tra i motivi di questa azione su grande scala si aggiunge il fatto che i tedeschi non tollerarono certo l’appoggio dato dai civili frusinati a circa 200 prigionieri di guerra britannici che riuscirono a fuggire a Frosinone, nell’ambito di un trasferimento di massa dai campi di prigionia di Caserta.

In queste circostanze drammatiche, l’Ospedale di Alatri opera anche per l’assistenza di feriti e malati provenienti da Frosinone, come avvenne il 22 ottobre 1943, quando a seguito dello scoppio di una bomba nel Distretto Militare di Frosinone, tre contadini feriti vengono portati all’ospedale di Alatri. Inoltre, dal giorno 27 dello stesso mese, cominciano a giungere consistenti gruppi di sfollati provenienti d Venafro, Pozzilli, Filignano ed altri centri viciniori. Subito il vescovo Facchini si adopera per l’assistenza spirituale e materiale di circa 500 sfollati, a cui seguiranno nei giorni successivi altri gruppi, per motivi organizzativi trasportati da Alatri a Fiuggi. Il vescovo provvede ad una sistemazione per i primi sfollati presso il Palazzo Stampa. Anche il Convento dei cappuccini diviene un centro di smistamento per gli sfollati.

La situazione generale è quindi molto simile a quella già vista per Anagni. La città diviene la destinazione di un gran numero di sfollati , spesso provenienti anche da lontano, come per quelli di Venafro e dintorni. Ad Alatri si ammassano truppe, anche in funzione di area di riposo, come avviene per gli uomini della Divisione Corazzata "Hermann Goering", che da Alatri saranno inviati al fronte di Nettuno dopo gli sbarchi che 21 gennaio 1944. Inoltre, ad Alatri viene per un certo periodo fatto stazionare un deposito di materiale sanitario, forse successivamente trasferito ad Avezzano, come il Sacchetti Sasseti ipotizza. Intanto il clima politico si fa più teso, ed i primi episodi non tardano ad arrivare. Il giorno 12 novembre 1943 per motivi non meglio conosciuti viene trovato ucciso un milite della locale 119ta Legione CC.NN. "Nicola Ricciotti", Giuseppe Randazzo, di Palermo. Alcuni giorni dopo le autorità iniziano un tentativo di ricostituzione del Partito Fascista ad Alatri, a cui fa seguito l’attività di antifascisti, palesata attraverso un manifesto intitolato "Risposta dei giovani italiani al messaggio di Graziani" . Le requisizioni, soprattutto di bestiame e delle rare autovetture continua senza sosta da parte dell’autorità occupante. Anche l’importante via di comunicazione ferroviaria, le "Vicinali" da Alatri a Fiuggi e Roma non opera più con regolarità, ed anche la posta ed i giornali non giungono sempre.

Tutto ciò in un quadro di grande necessità di beni primari, con un inverno, quello del 43-44, tra i più rigidi che si fossero conosciuti. L’attività aeree alleata, che fino ad allora non aveva riguardato che marginalmente Alatri, investono per la prima volta la città in modo pesante: il 13 dicembre 1943 un mitragliamento nella zona della stazione ed un altro a Pitocco causa la morte di 4 persone, ed il ferimento di una donna che morirà di lì a poco a causa delle ferite.

Il giorno di Natale passa in una situazione di apparente calma: i tedeschi festeggiano, sparando qualche colpo in aria, i civili e gli sfollati in città escono dalle case, si incontrano in piazza, ed un pranzo viene offerto da un comitato cittadino.

Un episodio che merita di essere ricordato, denso di umanità avviene al campo delle Fraschette nel giorno del Santo Natale. La testimonianza è di Don Giuseppe Capone, che così narra l’episodio:

Natale

Le truppe tedesche da qualche tempo si succedevano al Campo (Le Fraschette), con grande pericolo del medesimo e con panico degli internati. Nella settimana prima di Natale giunsero gli Alpini, quasi tutti austriaci, e cattolici. Fu pensato di dare anche a loro un po’ di conforto spirituale e di far loro sentire un alito di festa familiare. Fu richiesto a Roma un sacerdote che parlasse tedesco, e fu concesso. All’improvviso però quasi tutti furono fatti partire per il fronte. Noi pensavamo ai pochi rimasti.

Per uno di quegli incidenti che a quel tempo erano all’ordine del giorno, il sacerdote giunse all’ultimo momento: quindi non ci furono confessioni e neppure comunioni. Dopo la messa, cantata dalle internate, offrimmo nella nostra baracca una discreta colazione: latte o caffè, cioccolata, dolci.

Ciascuno aveva al proprio posto una immaginetta ricordo, con un pensiero scritto in tedesco, ed una medaglietta. La tavola era preparata a festa.

Non mancarono le sigarette. Quei baldi giovani si mostrarono commossi per quello che era stato fatto loro. Nel pomeriggio furono radunati al Campo tutti i bambini per la distribuzione di arance e castagne che il sacerdote venuto da Roma aveva portate con sé. Assistettero alla distribuzione diciotto soldati Tedeschi, ai quali pure offrimmo qualcosa.

Quei pochi dolcetti che potemmo offrire li fecero tornare con il ricordo alla famiglia lontana, ed essi ce ne furono grati. Ai cattolici offrimmo una medaglietta, ma la vollero anche gli altri, e mostrarono la loro gratitudine, lasciando un’offerta per i bambini più poveri del campo.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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