Autore: VARI
Categorie: Testimonianze
Tag: #novembre 1943, protagonisti, roccaseccaUN’AMERICANA A ROCCASECCA
di Daria Frezza
Tra i molti aspetti della memoria ai quali ho fatto riferimento, ve n’è uno in particolare che vorrei sottolineare: è quello al quale si
riferisce lo storico Charles Maier quando parla di memoria come cultura della malinconia: al centro dell’attenzione l’autore sottolinea l’esigenza
psichica dell’essere al tempo stesso attore e spettatore, della ripetizione dell’esperienza attraverso la memoria come modo di sottrarla all’oblio.
«Il tempo della memoria è il crepuscolo e il sentimento è la malinconia» è quanto osserva lo scrittore Asor Rosa nel libro di memorie che ha pubblicato
recentemente col titolo intitolato “L’alba di un mondo nuovo”. L’autore fa di questo tema una vera e propria introduzione al libro: «Qualsiasi cosa si
pensi del passato non si puó pensarla senza pensare al tempo stesso tutto ciò che c’è tra essa e noi. È questo che fa la differenza tra le diverse
storie che raccontano la medesima cosa . In questo foro interiore non ci sono né condizionamenti né regole: . la catena delle associazioni puó
scorrere all’infinito, abbandonare la strada maestra . e percorrere la miriade di sentieri marginali, tornare indietro sulla via che avevamo già
percorso . e scoprire quanto sia diversa da come magari solo un momento prima la si era ricordata». Si tratta di prendere in esame una dimensione
diversa da quelle sin qui analizzate. La definirei una dimensione della memoria di tipo contemplativo, che riguarda la sfera estetica della creazione
artistica, letteraria, pittorica etc. Naturalmente non è questa la direzione verso la quale si indirizza il mio lavoro ma tale dimensione è
inestricabilmente intrecciata all’altra che appare maggiormente legata ad un’indagine conoscitiva di tipo storico. Per quanto riguarda poi la
memoria evocata nelle interviste orali, come in parte ho già detto, non si tratta di un’attività solitaria, ma di un incontro nel quale la carica
emotiva è variamente graduata dai protagonisti che ne fanno parte. Così le memorie di guerra di chi narra evocano a loro volta i ricordi più lontani
di chi ascolta. La molla della ricerca risiede dunque anche nel desiderio soggettivo di ricordare. Di qui questo breve ritratto di una delle figure
della mia infanzia che in modo imprevisto ha segnato alcune scelte significative della mia vita.
Con un percorso della memoria che attraversa tre generazioni risalgo alla figura della mia nonna materna. Di lei si trova un breve profilo nelle
memorie ufficiali del generale Frido von Senger, di lei conservo molti ricordi della mia prima infanzia a Roccasecca, alla sua memoria ho dedicato un
libro, frutto di molti anni di lavoro, sullo sviluppo delle scienze sociali negli Stati Uniti nella prima metà del secolo scorso. Era stato mio padre
molti anni fa a segnalarmi il ritratto della vecchia signora anglosassone nel libro di von Senger. Riporto qui il brano per intero, scritto a proposito
della permanenza del generale a Roccasecca, nei primi mesi della battaglia di Cassino. La sua residenza era situata nella grande casa dei Cagiano de
Azevedo, vicina alla nostra:
Nella casa accanto c’era una biblioteca per la verità non molto grande ma provvista di libri in ogni lingua del mondo, una rarità per l’Italia. Durante una delle mie occasionali passeggiate trovai la chiave dell’enigma: la vecchia signora dal viso asciutto con le grosse scarpe e il bastone da passeggio non poteva essere che di origine anglosassone. Nata in America, era stata educata in Germania e in Francia e aveva sposato un italiano.
Sophie Carpenter era nata a Philadelphia, unica figlia di genitori americani che come avveniva spesso negli ambienti colti e benestanti delle città della costa orientale, amavano viaggiare a lungo in Europa.Parigi o cara noi lasceremo.
La risposta dura di lei era stata:Ride bene chi ride l’ultimo.
In un clima divenuto troppo teso per lei, aveva pensato che sarebbe stato opportuno cambiare aria e perciò aveva seguito la figlia in Ciociaria. Mio padre aveva deciso infatti che il luogo più sicuro per la famiglia, mia madre, mia sorella ed io (una terza sorella sarebbe poi nata nel maggio ‘43) piuttosto che la Toscana era Roccasecca dove non ci sarebbero stati problemi di approvvigionamento.. di Isotta non mi posso fidare, con tutte quelle bambine.
Per il cane, che una sera si era perso, aveva rischiato, contro il volere di tutti, una lunga ricerca notturna, infrangendo il coprifuoco, da sola, nelle campagne intorno al paese.Tratto dal numero 3/4 del 2002 del Bollettino del “Centro Documentazione Studi Cassinati” a cura di Emilio Pistilli
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| Settembre 1943 Fuga verso Monte Cairo |
Settembre 1943 Le sorelle Frezza nel canestro |
Settembre 1943 Colle S.Magno |
Sophie Carpenter Gordigiani e i suoi tre figli |
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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