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IL BOMBARDAMENTO DELL'ABBAZIA DI MONTECASSINO E DELLA CITTA' DI CASSINO
NOTA DI AUTORIZZAZIONE
Per gentile concessione dell’Ambasciata degli Stati Uniti d'America, il testo è stato tratto dal volume di Martin Blumenson SALERNO TO CASSINO pubblicato a cura 
dell’Ufficio del Capo della Storia Militare dell’Esercito degli Stati Uniti, Washington D.C., 1969. Il volume fa parte dell'opera United States Army in World War II  
ed è il terzo della serie The Mediterranean Theater of Operations.
 
* * *
Il bombardamento dell'Abbazia
Prima dell'invasione della Sicilia nella riunione interforze dei Capi di Stato Maggiore, era stata 
ricordata al generale Eisenhower una particolare responsabilità:
"In conformità alle necessità militari, dovrà essere rispettata la posizione della Chiesa e di tutti 
gli istituti religiosi e si dovranno fare tutti gli sforzi per preservare gli archivi locali, i monumenti storici e gli 
oggetti d'arte".
Quando il Quartiere Generale alleato ricevette il permesso di bombardare gli obiettivi militari nell'area di Roma, fu 
ripetuto lo stesso avvertimento.
Subito dopo il passaggio del Volturno da parte della 5ª Armata, il generale Clark ripeté lo stesso avviso per i suoi 
comandanti in sottordine:
"Si desidera che siano prese tutte le precauzioni per proteggere queste proprietà, quindi gli attacchi 
internazionali saranno attentamente evitati.
Se, comunque, necessità militari lo dovessero imporre, non si dovrà porre alcuna esitazione nell'intraprendere qualsiasi 
azione che la situazione richieda.".
Nel mese di novembre, quando la 5ª Armata sembrava prossima ad avvicinarsi a distanza di fuoco da Roma, il generale 
Eisenhower assicurò il Ministero della Guerra che le istruzioni ricevute sarebbero state eseguite:
"In relazione alle necessità militari, sono state adottate tutte le misure per salvaguardare le opere 
d'arte ed i monumenti. I comandanti delle unità navali, aeree e terrestri sono stati istruiti in conformità e sono 
consapevoli della capitale importanza di evitare danni non necessari o evitabili.".
La Sovrintendenza italiana ai musei dell’Italia meridionale aveva posto in particolare rilievo il valore storico di Monte 
Cassino e il Comando della 5ª Armata aveva ribadito dal canto suo la necessità di preservare l'edificio dai bombardamenti.
In conformità a ciò, il Comando Aereo del Mediterraneo aveva diramato alle unità dipendenti il seguente ordine:
"Dovranno essere adottate tutte le misure per evitare il bombardamento dell'Abbazia sita su Monte 
Cassino in direzione ovest di Cassino".
Sulla copia del messaggio giunto al Comando della 5ª Armata, il generale Gruenther aveva scritto una nota a penna: 
". mi siano fornite delle fotografie di questo posto. Vi è la possibilità che le nostre truppe possano 
distruggerlo con il fuoco dell'artiglieria?"
Il problema rimase in discussione fino ai primi di gennaio. In quel periodo il Quartiere Generale alleato rimproverò il 
Comando della 5ª Armata per aver saputo dal Vaticano, tramite i canali diplomatici, che l'Abbazia di Monte Cassino é 
stata gravemente danneggiata dal fuoco di artiglieria.
Il comandante l'artiglieria della 5ª Armata indagò su quanto riferito e rispose immediatamente. Ammise che la città di 
Cassino era stata pesantemente bombardata e aggiunse che sarebbe stata sotto il fuoco di artiglieria fino a che fosse 
occupata da truppe nemiche.
"Vi sono molte postazioni di artiglieria e installazioni nemiche nelle vicinanze della città; può essere 
accaduto che durante un tiro di aggiustamento, colpi dispersi o anomali, abbiano colpito l'Abbazia.
Qualsiasi danno causato dal nostro fuoco di artiglieria deve intendersi non intenzionale, poiché i nostri ufficiali sanno 
che nè le chiese e nemmeno gli istituti religiosi, debbono essere colpiti".
Ai comandanti impegnati nell'azione furono diramate ulteriori istruzioni per rispettare l'Abbazia. Essi furono edotti 
che i danni provocati erano stati inevitabili. Nel futuro si sarebbe fatto ogni sforzo per evitare danni all'Abbazia 
stessa anche se l'edificio occupava una posizione predominante che poteva ben servire come un eccellente posto di 
osservazione per il nemico.
Tutti i centri artistici, storici ed ecclesiastici in Italia, e tra questi la vecchia Abbazia Benedettina di Monte 
Cassino, in provincia di Frosinone, vicino a Cassino dovevano essere immuni da attacchi. Nonostante il divieto, il Q.G. 
del generale Alexander specificò:
La garanzia circa la sicurezza di tali aree non sarà concessa se essa interferirà con le necessità
militari.
Nel settembre 1943, quando i Tedeschi incominciarono a fortificare la Linea Bernhard con una serie di capisaldi nell'area di 
Cassino, la Linea Gustav costituiva solamente uno dei numerosi capisaldi di sganciamento.
Verso la metà di novembre, subito dopo l'inizio dei lavori difensivi intorno a Cassino, Hitler ordinò che Monte Cassino 
fosse incorporato nel complesso difensivo. Nei primi giorni di dicembre, quando la Linea Gustav divenne il nome stabile 
della principale e formidabile linea di resistenza, Monte Cassino era incluso nelle posizioni difensive.
Ai primi di ottobre si erano aggregati ai settanta monaci dell'Abbazia parecchie centinaia di civili che si erano 
rifugiati nel Monastero; il loro numero sarebbe ben presto aumentato a oltre un migliaio. La guerra aveva già provocato 
visibili danni a Monte Cassino; un pilota tedesco aveva inavvertitamente diretto il suo aereo contro i cavi di una 
funicolare esistente tra l'Abbazia e il paese, provocando la distruzione sia dell'aereo sia dei cavi. La strada a tornanti, 
lunga circa 10 chilometri, che univa l'Abbazia a Cassino, divenne l'unico collegamento con il paese e le comunicazioni 
pian piano diminuirono, poi cessarono del tutto. Sulla sommità della montagna l'acqua divenne subito elemento di prima 
necessità.
Il 10 ottobre l'Abbazia fu danneggiata ancora, sia pur lievemente e non intenzionalmente, nel corso di un bombardamento 
effettuato da aerei alleati sull'abitato di Cassino, i monaci rimasero calmi e sereni, fiduciosi che sia gli Alleati che 
i Tedeschi avrebbero rispettato il luogo sacro ed il terreno circostante.
Quattro giorni dopo, due ufficiali tedeschi giunsero al Monastero e chiesero di conferire con l'Abate, Arcivescovo Gregorio 
Diamare. Essi dissero che il Ministero della Pubblica Istruzione del Governo Mussolini era preoccupato per la possibile 
distruzione delle opere d'arte conservate nell'Abbazia. Il Ministero aveva convenuto con il Comando tedesco che era 
indispensabile evacuare quei tesori. Gli ufficiali offrivano il loro aiuto per il trasferimento dei tesori stessi. 
L'Abate trovò la proposta inutile. Dal momento che le due parti avverse, sostenne l'Abate, avevano proclamato l'intenzione 
di preservare i tesori culturali e religiosi, quale danno sarebbe potuto capitare a quel santo posto?
Gli ufficiali tedeschi si inchinarono e si ritirarono. Ritornarono il 16 ottobre. Questa volta insistettero perché 
l'Abbazia era in pericolo a causa della sua posizione di importanza strategica. Era una sfortuna che i Tedeschi fossero 
costretti a combattere in quel punto - ammisero gli ufficiali - ma non avevano altra alternativa. La sommità del colle 
rivestiva una estrema importanza militare perché potesse essere esclusa dalle fortificazioni che si stavano approntando.
Nella battaglia che di li a poco sarebbe divampata in quell'area, l'edificio avrebbe certamente subito dei danni.
L'Abate allora accondiscese e il giorno dopo arrivò all'Abbazia un autocarro militare tedesco che trasportò a Roma il 
primo di parecchi carichi di tesori d'arte. Quasi tutti i monaci lasciarono il luogo così pure le suore, gli orfanelli 
ed i bambini delle scuole elementari che di solito dimoravano nell'Abbazia. Si allontano anche la maggior parte dei 
profughi. Rimasero, invece, l'Abate, cinque monaci, cinque fratelli laici e circa centocinquanta civili.
Il 7 dicembre, 
von Vietinghoff, comandante della 10ª Armata tedesca, chiese ai suoi superiori delucidazioni circa la
posizione dell'Abbazia nella sistemazione difensiva perché, egli avvertiva, conservare l’extraterritorialità del 
Monastero non era possibile: esso è ubicato esattamente ai centro della principale linea di resistenza. La perdita di 
Monte Cassino avrebbe definitivamente indebolito la Linea Gustav. Era poi particolarmente dannoso il fatto che unitamente 
alla rinuncia a buoni posti di osservazione ed a buone posizioni bene occultate da parte nostra, gli angloamericani quasi 
certamente non si sarebbero curati di rispettare le convenzioni e al momento opportuno, senza alcun riguardo, avrebbero 
occupato loro stessi questa posizione che in determinate circostanze poteva assolvere un ruolo decisivo.
La risposta giunse il giorno 11, 
Kesselring aveva rassicurato i rappresentanti della Chiesa Cattolica Romana semplicemente del fatto che le truppe 
tedesche si sarebbero astenute dall'entrare nell'Abbazia.
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
 
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