APRILE 1944, I PONTI SUL GARIGLIANO E UN’ARMA SEGRETA: LE MINE GALLEGGIANTI TEDESCHE
Erano le 17 del 5 aprile 1944 quando una violenta esplosione scosse le rive del Garigliano sollevando una colonna d’acqua alta 30 metri, a monte della passerella che i Francesi chiamavano Léopard, vicino
alla vecchia diga distrutta; non fece danni alla passerella, ma tagliò di netto il cavo telefonico che attraversava il fiume.
Alle 7 del mattino di quel giorno, a monte del ponte Tigre, a circa due chilometri dalla passerella, era stato avvistato un oggetto galleggiante che si era impigliato in un altro cavo telefonico che scorreva
lungo il ponte. Nel primo pomeriggio erano riusciti a trascinarlo a riva, scoprendo che con ogni probabilità si trattava di una mina, munita di una lunga asta.
Più tardi arrivarono il capitano Merzeau e l’aspirante Tidjani del II battaglione Genio che presero a esaminare quella che era ormai chiaro essere una mina. Non se ne conosce il motivo, ma improvvisamente
esplose uccidendoli entrambi [1].
La guerra sulle rive del fiume si era affacciata fin dal 17 gennaio perché nel piano messo in atto dal comando del XV Gruppo d’Armate alleato per superare la nuova barriera della Linea Gustav, era previsto che
il X Corpo d’Armata britannico avrebbe forzato un passaggio sul basso Garigliano da Minturno alle montagne che sovrastano la città di Castelforte per spingere un successivo attacco verso Ausonia e San Giorgio a
Liri in appoggio all’attacco americano lungo la Valle del Liri [2].
Nel settore tra Castelforte e Suio, l’attacco iniziò nella notte fra il 17 ed il 18 gennaio 1944 con obbiettivo Castelforte, il monte Siola e il monte Ceschito [3]. Tra il 20 ed il 22 gennaio, i
tedeschi compirono una serie di contrattacchi, ma il 26 gli inglesi ripresero l’iniziativa conquistando la cima del monte Ornito che persero per un nuovo contrattacco tedesco [4].
Il 2 e 3 febbraio gli inglesi si attestarono definitivamente sul monte Ornito, ma fallirono la conquista del monte Faito e l’8 febbraio riuscirono ad impadronirsi di un versante del monte Cerasola, tenendo fermo
il possesso della testa di ponte al di là del fiume [5].
Il 9 febbraio i combattimenti cessarono, molte unità inglesi vennero trasferite ad Anzio ed a presidiare il tratto di fronte rimase la 4a divisione di Fanteria britannica alla quale si aggiunse da marzo la 88a
divisione di fanteria americana.
Il fronte si era fermato sulla linea Scauri - Colle San Martino - Santa Maria Infante (in mano ai tedeschi) – Quota 106 – Colle Siola – Monte Castello – Monte Rotondo – Monte Furlito – Monte Ornito - Garigliano [6].
Nel mese di marzo, dopo la fine dei combattimenti per la conquista della città di Cassino, il comando del XV gruppo d’Armate alleato decise di riorganizzare lo schieramento delle proprie grandi unità, assegnando
ai francesi del C.E.F. il tratto di fronte dalla confluenza del Gari nel Liri, dove si forma il fiume Garigliano, alla pianura costiera ed il generale Juin prese in carico il nuovo settore dal 20 al 25 marzo 1944.
A partire dal 20 marzo, la 4a divisione da montagna marocchina, rinforzata dal XVII Tabor, dal 3e Régiment de Spahis Marocains e dal 8e Régiment de Chasseurs d’Afrique, rilevò la 4a divisione
britannica [7].
Quando i Francesi ereditarono il tratto di fronte lungo il Garigliano, trovarono che nel punto più delicato e cioè nel tratto della testa di ponte, il Genio inglese aveva lasciato due ponti e una passerella in
corrispondenza dell’abitato di Suio ed una serie di mulattiere che si inerpicavano verso la valle di Suio e la sommità del monte Ornito, che i Britannici avevano chiamato “Harrogate”.
Il primo ponte, chiamato dagli Inglesi Skipton era stato ribattezzato Lion ed era un Bailey della classe 30; il secondo, Pateley per gli Inglesi, vicino alla Masseria Mancino, denominato Tigre, di
classe 9, subito elevato alla classe 28 [8].
Il Genio francese provvide immediatamente alla costruzione di un ponte fisso, denominato Linx, della classe 24 a nord del settore per consentire il passaggio della 1a divisione France Libre, nel frattempo
stanziata nella zona di Galluccio. Furono gettati il ponte Jaguar, con il ponte Lion a disposizione della 4a divisione marocchina da montagna e dei Tabors Marocains,
il ponte Léopard con la passerella Panthère, a disposizione della 2a divisione marocchina.
Inoltre fu prevista la costruzione di un ponte Bailey della classe 30 sopra i ruderi della diga distrutta da aprirsi solo nella notte fra il 10 e l’11 maggio, alla immediata vigilia dell’offensiva.
Nel settore più prossimo a Castelforte furono gettati due ponti, Ours e Ourson, ma solo dopo l’inizio dell’attacco generale per favorire il transito dei rifornimenti ai reparti destinati all’offensiva lungo la
Valle dell’Ausente, verso Ausonia ed Esperia [9].
Fu completata una fitta rete di strade, tutte confluenti sulle rive del Garigliano, in numero sufficiente non solo a garantire i rifornimenti ai reparti già stanziati al di là del fiume, ma anche a quelli previsti
per la prossima offensiva [10].
Per evitare che i tedeschi potessero localizzare i ponti e le strade, oltre a stendere chilometri di reti mimetiche, furono impiegati migliaia di fumogeni che per tutto il giorno riempivano di nebbia la zona, ma
furono anche buttate su strade e piste tonnellate di olio esausto affinché non si alzasse la polvere.
I francesi temevano che i tedeschi facessero saltare la diga di San Giovanni Incarico provocando una piena del fiume con un innalzamento del livello dell’acqua valutato in due metri e furono stabiliti diversi punti
di osservazione a partire dalla confluenza del Gari nel Liri.
In prossimità dei ponti e delle passerelle furono stesi i cavi telefonici a pelo d’acqua ed in certi punti anche degli sbarramenti in reti di corda per proteggere le passerelle dai detriti.
I tedeschi cercavano ovviamente di colpire la zona con le loro artiglierie, ma i risultati furono nulli. Fu allora che pensarono ad un’arma del tutto nuova sul fronte italiano.
La prima mina fu avvistata verso le 7 del mattino del 5 aprile, ma non fu identificata come tale e fu trovata solo nel pomeriggio impigliata nel cavo telefonico davanti al ponte Tigre. Trascinata a riva,
causò la morte dei due ufficiali francesi che la stavano ispezionando. Nel pomeriggio dello stesso giorno si verificò un’esplosione che alzò una colonna d’acqua alta 30 metri che tranciò il cavo telefonico davanti
alla passerella Léopard.
Nella notte fra l’8 ed il 9 aprile, verso le 2 del mattino una serie di esplosioni distrusse un cavo telefonico a monte del ponte Tigre; una serie di tre esplosioni si verificò poco dopo a poca distanza dal
punto di osservazione Castor a monte del ponte Tigre. Alle 3,25 ancora un’esplosione distrusse un cavo telefonico in prossimità della stazione di emissione dei fumogeni presso il ponte Tigre.
Verso le 6 del mattino al punto Castor furono avvistate altre due mine: una affondò per suo conto e non fu più trovata, l’altra fu invece affondata a colpi di fucile prima di raggiungere lo sbarramento del ponte
Tigre.
Fu l’ultima ad essere scoperta [11].
Le mine galleggianti erano un’arma notissima fin dalla prima guerra mondiale, ma esse erano state usate in mare. Nel 1939 però in Germania fu sperimentata una mina galleggiante particolare costruita
espressamente per essere usata nei corsi fluviali per colpire ponti o dighe, perfezionata in vari modelli successivi, denominata Kugeltreibmine 41 (K.Tr.M.41).
Queste mine erano composte da un corpo di metallo e di forma ovoidale, diviso in due parti: una contenente circa 11 chilogrammi di esplosivo e l’altra una camera d’aria che ne garantiva il galleggiamento sotto la
superfice dell’acqua [12].
Era dotata di tre tipi di accenditori, uno a tempo, un altro a rottura ed un terzo ad asta. Il primo, sempre presente nella mina, poteva essere programmato per un’esplosione da un’ora a 21 giorni dopo l’innesco.
L’accenditore a rottura era provvisto di un’asta di bachelite che, se spezzata, provocava l’innesco del percussore; gli accenditori ad asta, sui quali si poteva aggiungere una prolunga metallica, facevano esplodere
la mina nel caso in cui un ostacolo facesse flettere l’asta [13].
I danni furono minimi e se non fosse stato per un incidente non ci sarebbero state nemmeno delle vittime. Sicuramente le mine galleggianti non fermarono la preparazione della grande offensiva dell’11 maggio 1944 [14].
Note
Bibliografia
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