MARIO FALUBBA - BATTAGLIONE ALPINI PIEMONTE
Brevi annotazioni sul sergente maggiore Mario Falubba, alpino, bresciano, caduto il 10 aprile 1944 su Monte Marrone.
Foglio matricolare
Indagine condotta presso l’Archivio di Stato di Brescia, Distretto Militare di Brescia; trascrizione del foglio matricolare.
FALUBBA MARIO matricola 572
Figlio di Pietro e di Bignetti Caterina Cattolica, nato il 08/03/1917 a Carzago della Riviera (BS), statura m. 1.66, torace m. 0.95, capelli castani lisci, viso ovale, naso retto, mento regolare, occhi castani, sopracciglia castane, fronte regolare, colorito roseo, bocca regolare, dentatura sana.
Professione contadino, sa leggere, titolo di studio 4a elementare.
Iscritto di leva nel comune di Calvagese (BS):
Ha partecipato dal 18/03/1944 al 10/04/1944 alle operazioni di guerra svoltesi in territorio metropolitano per la guerra di liberazione col Btg. Alpini Piemonte.
Ha partecipato dal 30/07/1942 al 21/11/1942 alle operazioni di guerra contro la Russia con la 111a Compagnia 77° Btg. "Vestone"
Conferitagli Croce al Merito di Guerra in virtù del R.D. 14/12/1942 n. 1729 per partecipazione alle operazioni durante il periodo bellico 1940-45.
Determinazione del comandante del Distretto Militare di Brescia in data 30/10/1968 (1a concessione).
Parificato a Brescia il 14/01/1954
Sul bordo del foglio matricolare sono presenti queste iscrizioni:
Fotocopia firmata per trasporto salma 24/11/1971. - Deceduto il 02/07/1945. - Cartella in archivio 17/09/1953.
I suoi cari quindi lo hanno riportato a casa.
***
10 aprile 1944
L'episodio in cui perse la vita il sergente maggiore Mario Falubba.
Tratto da: Castren (capitano Enrico Castruccio), PENNA TEMPRATA, “Il Battaglione Alpini Piemonte”, Authorized by P.W.B., Napoli, 1944.
Dal diario del battaglione:
Alle ore 3,25 del giorno 10 aprile 1944 le vedette avanzate della 1a compagnia schierata tra la q. 1770 di M. Marrone e la selletta
a Nord della quota stessa udivano rumori sospetti provenienti dal bosco antistante.
La visibilità era nulla a causa dell’oscurità e della fitta nebbia.
Poco dopo lo scoppio di una mina confermava il sospetto che si trattava di un attacco nemico. Dato l’allarme le truppe si schieravano prontamente nelle
loro posizioni. Alle ore 3,30 cadevano sulle nostre linee colpi di artiglieria, di mortai e di bombe lanciate con fucili lanciabombe; subito dopo
avveniva l’assalto nemico accompagnato da fuoco di armi automatiche. I tedeschi si slanciavano contro le nostre posizioni al grido di assalto e
malgrado la pronta reazione di fuoco delle nostre armi un’aliquota di essi riusciva a superare la cintura dei reticolati e ad infiltrarsi nella
nostra organizzazione difensiva ove si accendeva una mischia violenta a colpi di bombe a mano e con tiri di moschetti automatici. Il pronto
intervento dei pochi elementi di manovra ed in special modo degli esploratori e di una squadra fucilieri della terza compagnia riusciva a
respingere gli attaccanti che, approfittando dell’oscurità del fitto bosco, ripiegavano precipitosamente sulle posizioni di partenza. Il
combattimento è durato circa due ore, le forze attaccanti sono da valutarsi, anche per dichiarazioni di un prigioniero, superiori al centinaio. I
tedeschi che hanno fatto l’azione appartengono a reparti di Gebirgsjaeger ed indossavano tute bianche.
Perdite nostre: un sottufficiale morto (1),
cinque alpini feriti da schegge e bombe a mano.
Perdite nemiche accertate: 3 soldati morti, 1 soldato prigioniero.
Presumibilmente le perdite del
nemico sono state molto gravi, essendo state notate sulla neve tracce di sangue e traccia di corpi trascinati. E’ stato rastrellato il seguente
materiale: n. 2 mitragliatrici, 3 pistole mitragliatrici, 4 fucili Mauser con lanciabombe, 4 canne di ricambio per mitragliatrici, 5 cassette
portamunizioni, 1 barella portaferiti, 30 caricatori per mitra, 20 bombe per Maser lanciabombe, 9 bombe a mano.
Il comportamento degli alpini è stato,
anche in quest’occasione, degno di massima ammirazione.
(1) Il prode sergente maggiore Mario Falubba le cui condizioni di salute avevano reso non idoneo alle fatiche di guerra, ma che aveva voluto volontariamente rimanere a far parte della sua compagnia partecipando, fino all’olocausto della vita, al suo impiego."
Tratto da: Ernesto Damiani, DIARIO DI GUERRA - Sergente A.U.C. Gino Damiani dalvolturnoacassino.it, 2002.
10 aprile: ore 3.1/4 (di notte): una gragnola di bombe sul Marrone e davanti a noi; cantano le mitraglie, crepitano i mitra. Tutta la linea è in fiamme: i tedeschi attaccano. Rabbioso il tiro dei nostri mortai; tace la nostra artiglieria, perché? Gli alpini si difendono e l’artiglieria non spara, perché? Una ridda di razzi sorvola il cielo. Che succede? Allarmi e in postazione. Ecco le notizie: da circa qualche ora i tedeschi hanno iniziato un movimento di sorpresa, contro gli Alpini sul Marrone. Piove, l’oscurità è profonda, c’è ancora la neve; gli alpini cantano; del resto è il vino di Pasqua che li fa cantare. Tutto tace. Ore 3.1/4: una mina del reticolato scoppia; i mortai tedeschi vomitano immediatamente il fuoco sulle nostre linee. Sono attimi: su tre colonne, settanta arditi tedeschi al centro, 2 plotoni ai lati, circa 150 uomini di punta, i tedeschi hanno fatto irruzione: la sorpresa è riuscita; già 2 postazioni sono cadute; già un alpino è morto. Furiosa reazione alpina e dei mortai della Ftr.; bombe nelle mani, gli alpini scappano, ancora brilli e nudi; la lotta ravvicinata divampa. Sparano mitragliatrici, i mitragliatori, i mitra, e soprattutto scoppiano le bombe a mano. Segnalazioni a razzi alle nostre artiglierie perché le comunicazioni sono interrotte. Razzi lanciano pure i tedeschi. Dopo mezz’ora circa le nostre artiglierie aprono un fuoco d’inferno: è lo sbarramento; gli alpini passano al contrattacco; quota 1341 è salva! Nostri reparti prendono posizione di 2° scaglione; la 5ª dei bersaglieri dalla Selletta al Marrone; la 6ª dei bersaglieri serra sulla Selletta. La Brigata polacca accorre verso le Mainarde. Alle 5 meno 10 i tedeschi ripiegano, via Monte Mare, sul cavallo, fra l’inferno della nostra artiglieria, che aveva sbarrato il passo ad un Btg. tedesco avanzante. Perdite tedesche. Molti morti, vari dei quali davanti alle nostre mitragliatrici. Numerosissimi feriti. Un prigioniero. Vario materiale bellico. Perdite nostre: 1 sergente magg. morto, 2 feriti gravi, vari feriti leggeri. Viva gli alpini. L’artiglieria ora spara ad intervallo; rispondono i tedeschi: la pioggia è cessata; torna il sereno. La giornata continua calma.
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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