LE RIVISTE ILLUSTRATE
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La Domenica del Corriere
Supplemento settimanale del Corriere della Sera, fu senz'altro la più popolare rivista periodica italiana.
Le pubblicazioni furono sospese nel settembre del 1943 per essere riprese dopo poche settimane, conquistando una larga diffusione
sotto il controllo del Ministero della Cultura e Propaganda della Repubblica Sociale Italiana.
Alcune tavole come molti servizi interni sono dedicati al fronte italiano.
La Domenica del Corriere è nota soprattutto per le copertine, la maggior parte volte opera di Achille Beltrame
prima e di Walter Molino poi. In realtà, la vicenda del corredo illustrativo
della testata è ben più complessa e ricca di sorprese; essa ha ospitato le prove di molti altri grandi artisti dell’illustrazione,
sia nelle copertine che nelle pagine interne.
Oltre ai due autori più noti, hanno disegnato per la rivista altri grandi artisti come Aldo Raimondi, Giorgio De Gaspari,
Averardo Ciriello, Aldo Di Gennaro, Ugo Guarino, Giovanni Mosca, Brunetta, Maria Pezzi, Giorgio Tabet, Mario Tempesti, Alessandro
Biffignandi, Mario Uggeri, Carlo Jacono. Così come si possono ammirare lavori più rari ma intensi di Alberto Martini, fino
ai disegni umoristici di Tullio Pericoli e di Benito Jacovitti.
Achille Beltrame
L’8 gennaio del 1899 esce il primo numero de La Domenica del Corriere: trentamila copie di tiratura, dodici pagine per 10 centesimi, copertina e un disegno interno di Achille Beltrame, sottratto al settimanale concorrente L’Illustrazione Italiana. Nel disegno di copertina una bufera di neve scuote il Montenegro, mentre all’interno si rende onore alle opere di beneficenza della ricca Milano con la tavola imbandita per il pranzo natalizio offerto dalla Società di patronato degli spazzacamini. Nel 1896, terminati gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera e deciso ad essere pittore, il giovane Beltrame si era recato nel Montenegro sperando, invano, di ritrarre la principessa Elena, futura regina d’Italia. Qui aveva eseguito diversi bozzetti sui costumi del Paese, caduti sotto gli occhi del pittore e illustratore Eduardo Ximenes, inviato de L’Illustrazione Italiana e suo direttore artistico fin dal 1882. Ximenes intuisce la straordinaria attitudine per l’illustrazione di Beltrame, aprendogli le pagine del giornale e affidandogli alcune tavole di copertina. Come gran parte degli artisti del suo tempo, che vedranno legata la loro fama e la stessa vita professionale all’illustrazione, anche Beltrame era, e soprattutto si sentiva, pittore. Nel 1923 un acuto protagonista del mondo delle arti e della cultura quale fu Ugo Ojetti ne ricorderà gli esordi: “Beltrame entra all’Illustrazione nel 1896 quando i documenti fotografici ormai sono abbondanti, seppure non ancora tutti riproducibili allo zinco. Il suo disegno prima timido e rotto si fa presto veloce e sicuro. Ma egli è prima di tutto un immaginativo. Più lo spettacolo è lontano, più si sente che egli su pochi documenti fotografici di luoghi, di volti, di costumi, magari su niente, con l’aiuto della sua memoria e fantasia, è felice di ricrearselo verosimile e palpitante sulla pagina...”
La notizia di cronaca, l’evento politico internazionale, il campo di battaglia lontano, si trasformavano in racconti abbreviati, nei quali dettagli fantastici si fondevano con accurate ricostruzioni. La sfida maggiore di Beltrame fu quella di adeguare le sue indiscusse doti pittoriche alle esigenze della cronaca giornalistica e soprattutto della tecnica tipografica disponibile al momento, ovvero ai processi tipografici di stampa per la riproduzione delle immagini su fogli di alta tiratura. Le tavole originali e i materiali grafici del processo di stampa de La Domenica, offrono la straordinaria opportunità di seguire in ogni fase la produzione dell’immagine: dal disegno al pubblicato. La tecnica di riproduzione imponeva la preparazione in bianco e nero del disegno originale. Certamente in accordo con i tipografi, Beltrame sceglie infatti, tranne rarissime eccezioni, la china nera acquerellata, che assicurava la migliore resa dei successivi passaggi colore in tipografia. Questi erano realizzati in base alle tonalità indicate dalle campiture colorate ad acquarello e tempera che lo stesso artista dipingeva su tavole aggiuntive, ovvero le bozze tipografiche derivate dalla riproduzione fotomeccanica del disegno a china originale.
Fin dai primi numeri, nelle tavole di Beltrame ricorrono ambiti tematici e soggetti che caratterizzeranno il periodico anche
in seguito. Tra questi, accanto alle vicende delle famiglie reali, cui sempre era riservata la copertina, alla predilezione
per uniformi e divise militari, alle ‘catastrofi’, agli incidenti spettacolari, che diverranno un segno distintivo della
‘quarta’, spicca per la frequenza con cui il pittore affronta il tema, il mondo dello sport, inteso nell’accezione più ampia.
Beltrame sa presentare e fare accettare ai lettori anche temi di assoluta attualità attraverso la mediazione della sua vena
narrativa, stimolandone da un lato la curiosità per le infinite situazioni e costumi, dall’altro saturandolo di dettagli,
anche fantasiosi, e di colori. E riesce a risolvere, nel breve tempo concessogli, anche le questioni artistiche: le proporzioni
e l’ambientazione delle figure. E in questo sta la sua grande, leggendaria abilità. L’artista predilige inquadrature pittoriche,
con piani prospettici differenziati, in cui ama inserire dettagli di paesaggio con cui contestualizza la scena.
Walter Molino
In piena guerra, nell’uscita del 26 gennaio 1941, per la prima volta sulla tavola di copertina del giornale, compare invece
la firma di Walter Molino, che inizia così ad alternarsi a quella di Beltrame sulle prime e le quarte di copertina: I nostri
soldati è il titolo della tavola. Molino disegna anche la quarta di copertina: uno dei soliti, disastrosi e al contempo
caramboleschi incidenti ferroviari, cui Beltrame aveva abituato i lettori. Molino lavorava per La Domenica almeno dal 1932,
ma fu assunto solo il 1° aprile 1941 come “praticante”, rimarrà al Corriere venticinque anni, fino al 1966. Molti anni dopo
l’artista ricorderà l’incontro con Beltrame nel 1932, sollecitato dal padre pittore dilettante, alla redazione de La Domenica,
e l’accoglienza favorevole, così come anni dopo la personale designazione, decisiva, a suo successore. L’alternanza di Molino
con Beltrame segnerà gli anni tra il 1941 e il 1944.
Nato nel 1915 a Reggio Emilia, privo di una formazione pittorica accademica, Molino era noto come illustratore per la stampa
periodica almeno dalla metà degli anni Trenta: dalle sue “donnine” sul Bertoldo alle ben più grevi composizioni politiche
per il mensile Gerarchia. Rassegna mensile della rivoluzione fascista, fondato nel 1922 da Benito Mussolini e poi edito
fino al 1943.
Nel gennaio 1949 La Domenica stampava 32.000 copie all’ora per una tiratura di 850.000 copie ad uscita, nel 1956, grazie
anche alla nuova tecnica di stampa a rotocalco, si toccheranno le 1.178.000 copie. La stampa a rotocalco, liberava, almeno
in parte, gli illustratori dal bianco e nero. Ora l’illustrazione poteva dispiegare tutta la sua forza cromatica, per la
prima volta anche nelle pagine interne. In precedenza, all’illustratore era consegnata la prova di stampa in bianco e nero,
da colorare a mano e poi da consegnare in tipografia per la riproduzione.
“Il lavoro funzionava cosi” - raccontava Molino - “Alla Domenica sceglievano la notizia, anzi le notizie perché si doveva
fare anche la contro - copertina. Era il caporedattore Dino Buzzati che le scovava, a volte tra quelle più curiose (la lepre
che spara al cacciatore piuttosto che Gassmann conteso tra Shelley Winters e Anna Maria Ferrero) perché questo era il suo
gusto. Mi davano il ritaglio di giornale e io tornavo a casa. Lungo la strada già avevo immaginato tutta la scena; i volti
dei personaggi assumevano le loro espressioni, di terrore, di stupore, di dolore e così via. Disegnavo la tavola a china
e la riconsegnavo. Il rotocalco non esisteva, naturalmente, così il giorno dopo ricevevo lo stampone da colorare. La sopra-copertina
di carta azzurrina serviva per non far sbiadire i colori: alle edicole la gente sbirciava sotto per vedere che cosa mi ero
inventato. In quegli anni la Domenica vendeva un milione di copie. E veniva conservata: quelle copertine erano meglio della
televisione, proprio perché non erano immagini fuggevoli, e non erano fotografie: stimolavano chi le guardava a immaginare
qualcosa di più, ad andare oltre, ad inventarsi una altra realtà”.
Riguardo al lato immaginativo e all’esasperazione iperrealistica delle sue figurazioni, sempre più evidente nella fase matura,
Molino insisterà spesso sulle suggestioni tratte dal cinema: “Ero come un interprete simultaneo, il passaggio dalla lettura
della notizia alla sua visualizzazione grafica e pittorica era immediato. Su questo mi ha aiutato moltissimo il cinema:
io, in realtà, ho studiato al cinema, fin da bambino. Vedevo ogni film due volte: la prima come spettatore, la seconda come
disegnatore. Tornato a casa, ridisegnavo le scene più significative. Ho imparato così le inquadrature, la composizione della
tavola, le espressioni, il movimento”.
Completavano la narrazione delle tavole di prima e quarta di copertina i lunghi testi delle didascalie, che indicavano una
precisa chiave di lettura alle immagini. Testi che saranno sempre più accurati e simili a brevi racconti; li scriveva Dino
Buzzati, giornalista, scrittore e pittore, al Corriere dal 1928, anima de La Domenica dal 1948 (come vicedirettore dal 1950)
al 1964.
A Buzzati si deve l’ingresso nel settimanale di artisti giovani, innovatori e sperimentali, lontani dalla tradizione dell’illustrazione
di matrice ottocentesca, cui egli offriva una tribuna eccezionale per il loro lavoro.
Le informazioni relative a "La Domenica del Corriere", sono tratte dal saggio di presentazione della mostra: "La Domenica del Corriere Il Novecento illustrato" (Milano, Palazzo Reale. 22 novembre 2007 - 3 febbraio 2008), scritto dalla curatrice Giovanna Ginex e pubblicato nel catalogo della mostra edito da Skira.
LIFE
Bellissime fotografie; la qualità di questa famosissima rivista americana è impressionante. Belle ed interessanti anche le inserzioni pubblicitarie, che
permettono di capire il grande divario dello "stile" e della qualità di vita tra l'Italia e
gli USA a quel tempo.
La qualità della stampa e della carta si mantengono inalterate nel tempo. Tra le firme più prestigiose che collaborarono con la rivista troviamo quelle di Robert Capa e di
Margaret Bourke-White ma anche quelle di Carl Mydans, George Silk e George Rodger; i servizi fotografici sono tutti di altissimo livello.
I numeri che trattano del fronte italiano e di Cassino si concentrano tra il 1943 e il 1945; vi sono però alcuni numeri negli anni successivi, dedicati
alla ricostruzione di Cassino e del Monastero.
LIFE su Google Libri
Spuntate "cerca in tutti i numeri" e nella casella "cerca" digitate il termine di ricerca voluto.
Avrete così la possibilità di sfogliare virtualmente le riviste una per una, pagina per pagina, spostandovi direttamente sulle pagine che contengono il termine cercato.
YANK
Il settimanale delle forze armate americane. Fu pubblicata dal 17 giugno 1942 al 30 dicembre 1945.
Si tratta di una rivista nello stile di "LIFE". Le fotografie sono molto belle. I numeri che trattano di Cassino si concentrano nel 1944/45, due di
essi hanno la copertina dedicata alla battaglia. Peccato per la pessima qualità della carta che tende a spezzarsi.
Le varie edizioni dello stesso numero di YANK (continentale, britannica, Oceania, ecc), potevano variare molto sia per qualità tipografica sia per numero di pagine.
The War Illustrated
The War Illustrated nacque come "la registrazione per immagini della prima guerra mondiale". Allo scoppio della seconda guerra mondiale la rivista riprese ad essere pubblicata, offrendo fotografie, notizie e speculazioni ai lettori avidi di informazioni.
Articoli esterni associati
The Illustrated London News
La più famosa rivista illustrata britannica che uscì durante la II guerra mondiale con l'orgoglioso sottotitolo "The war completely and exclusively illustrated", offrendo ai lettori eccezionali servizi fotografici sui vari fronti.
Signal
Signal era un rivista illustrata utilizzata come strumento di propaganda dell'esercito tedesco, specificamente destinato al pubblico in paesi neutrali, alleati ed occupati. Signal fu distribuito in Svizzera, nei paesi dell'Asse e nell'Europa occupata dai tedeschi, ma non fu mai distribuito in Germania.
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LA BATTAGLIA DI CASSINO IN UN ARTICOLO DEL GIORNALE NAZISTA SIGNAL
La battaglia di Cassino in un articolo del giornale nazista “Signal”.
10/11/2007 | richieste: 5211 | ALBERTO TURINETTI DI PRIERO
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