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UNA TRAGEDIA ITALIANA

Luglio 1943, aeroporto militare di Aquino a 15 chilometri da Cassino, presidiato da soldati ed avieri del Regio Esercito Italiano agli ordini del Comandante Capitano Alberighi. L’aeroporto è costeggiato, a destra, dalla Via Casilina che da Cassino conduce a Roma (a poco più di 100 km di distanza) e, a sinistra, dalla tratta ferroviaria Roma - Cassino. Lo sovrastano le alture di Monte Cairo (m. 1669) e, ben visibile a distanza, quella di Monte Cassino con il suo celebre Monastero Benedettino. Su quei monti sono asserragliati e ben fortificati i soldati del XIV Corpo d'armata della Wehrmacht tedesca, a guardia e difesa della Valle del fiume Rapido e della via Casilina proveniente da Capua.

Sono le ore 17,00 del 19 luglio 1943. L’aeroporto pullula di soldati italiani intenti alla manutenzione di aerei, di camion e dell’unico mezzo corazzato di cui dispongono.
Un prigioniero sloveno fuma una sigaretta, al sole di quel pomeriggio estivo, a pochi metri dalla sua cella. "Prìncic !" - lo apostrofa stancamente la sua sentinella, il giovane aviere Alfredo Solvati di Sant’Elia Fiumerapido (paesino di poco più di 4000 anime, a circa Km. 20 da Aquino e a 6 chilometri a nord di Cassino), fresco sposino della sua compaesana Elvira - "Prìncic, dài. Datti una mossa, è ora di rientrare".
"Ma quante volte devo dirvelo?"
- sbotta in un italiano stentato Prìncic - "Io sono sloveno. Che c’entro con la vostra guerra!". Alfredo accenna a voltarsi alzando le spalle: "Ma io che ci posso fare?" - risponde - Ti hanno preso i tedeschi e tu stavi con i rossi e poi ti hanno portato qui da noi. Dài! E’ ora di tornare in cella!". Brontolando, Prìncic rientra lentamente nella sua prigione con la sigaretta accesa fra le labbra.
Circa due ore dopo, mentre ci si prepara al rancio serale nei pressi delle baracche dormitorio, un aviere italiano si accorge di una nuvola di denso fumo nero che fuoriesce dall’unica piccola finestra della prigione da campo: è quella di Prìncic. "C’è fuoco lì dentro!" urla Alfredo
Si corre tutti con secchi pieni di acqua mentre Alfredo, con un estintore, cerca affannosamente di sfondare la porta della prigione che ormai è tutta bruciacchiata e scotta: "Prìncic! Prìncic! Ci sei? Rispondi." grida dal di fuori. Da dentro solo fumo, fiamme e silenzio. Si riesce finalmente a buttare giù quella dannata porta. L’interno della cella è devastato dal fuoco e dal fumo. L’incendio viene spento con non poche difficoltà. Prìncic giace bruciacchiato e fumante sulla branda.
Sembra ancora vivo ma è ricoperto da vaste ustioni. L’ambulanza dell’aeroporto, con Prìncic a bordo, si avvia velocemente verso Roma. Di lui non si saprà più nulla mentre al campo ci si chiede stupefatti, senza alcuna risposta certa, se l’incendio sia stata una disgrazia o innescato dallo stesso esasperato Prìncic: quando era rientrato in cella, il prigioniero aveva ancora fra le labbra la sigaretta accesa. Ancora sconvolti dall’accaduto e parlottanti fra di loro, i soldati italiani vengono fraternamente riportati alla realtà dal Capitano Alberighi, che li distribuisce a finire di spegnere l’incendio ed a riprendere i posti di guardia.

Comincia a far buio. Il caldo si fa ancora sentire. Alcuni vanno a sdraiarsi sulle brande, nei dormitori; altri si attardano al fresco della tarda serata, seduti su sassi o sui cigli erbosi del campo. All’improvviso, un cupo ma ancora lontano rumore di aerei li allerta. Il Capitano Alberighi, uscito di corsa dal suo ufficio, ordina il suono della sirena, lo spegnimento di tutte le luci del campo e la distribuzione in punti chiave di riparo e di difesa contraerea dei suoi soldati. Sono aerei militari Alleati quelli che si stanno minacciosamente avvicinando nel buio. Alle 22,30 di quel 19 luglio 1943 una violenta scarica di bombe si riversa sull’aeroporto di Aquino : il rumore assordante ed i lugubri bagliori di quel primo e mai visto, sino ad allora, bombardamento aereo sul territorio cassinate, riecheggiano violenti ad illuminare improvvisamente e svegliare di soprassalto le vallate circostanti, nel frattempo assopitesi tranquillamente in quella che sembrava dovesse continuare ad essere una normale e quieta notte d’ estate.

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Sull'argomento si veda anche l'articolo:

IL BOMBARDAMENTO DELL'AEREOPORTO DI AQUINO - 19 LUGLIO 1943

L’aeroporto di Aquino nasce come "campo di fortuna" intorno al 1926 ma è del 20 febbraio 1937 l'inizio dei lavori di costruzione del nuovo impianto che, non ancora ultimato in tutte le sue strutture, verrà distrutto a partire dal 19 luglio.

12/07/2003 | richieste: 6420 | COSTANTINO JADECOLA
I luoghi | #pre ottobre 1943, aquino, bombing

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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