I GURKHA SULLA “COLLINA DELL'IMPICCATO” (Q.435)
Data: 06-08-2002Autore: VALENTINO MATTEICategorie: Le battaglieTag: #marzo 1944, gurkha, quota-435

I GURKHA SULLA "COLLINA DELL'IMPICCATO" (Q.435)

Nel rispetto della visione alleata sulla suddivisione delle battaglie per Cassino (visione che ne distingue quattro), quanto di seguito riportato vuol essere semplicemente una spiegazione di come fu conquistata, tenuta e abbandonata Hangman's Hill la "Collina dell'Impiccato", ossia quota 435, così chiamata dai soldati alleati per la presenza dei resti dei piloni di una cabinovia che fino a pochi mesi prima aveva unito il Cenobio Benedettino con la città di Cassino e che ora, nella loro forma danneggiata, ricordavano una forca, un patibolo. [1]

Chiamata anche "Colle di Venere", a causa della presunta presenza di un tempio romano dedicato alla dea Venere, la  "Collina dell'Impiccato" si stacca maestosa e imponente dalle pendici di Montecassino.
Durante la terza battaglia per Cassino i "Gurkha" si dissanguarono su tale sperone roccioso, riuscendo a costituire un caposaldo isolato che distava appena 350 metri dal Convento; tale obiettivo fu denominato in codice Baalam. [2]

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Conquistare questa posizione era vitale in quanto da quel punto doveva iniziare un attacco al Monastero, coordinato con quello dei carri provenienti dall'Albaneta e con quello della fanteria proveniente dalle quote 165 e 236. Quest'ultimo non venne attuato in quanto la 3ª Compagnia paracadutisti respinse ogni tentativo di avanzata alleata e ciò fu possibile perchè, grazie alla sua posizione, rimase nella sostanza indenne dai bombardamenti del Monastero prima e della città poi.

Questi tre attacchi contemporanei avevano lo scopo di impegnare su tre diversi fronti i paracadutisti tedeschi, impedendo loro di rinforzare altri settori del fronte, facilitando così l'avanzata alleata.

Freyberg voleva conquistare [...] contemporaneamente le pendici di Montecassino, per neutralizzare da quella posizione il caposaldo sistemato tra le macerie dell'Abbazia che lo minacciavano sul fianco. L'attacco principale al centro doveva essere accompagnato da una manovra a tenaglia. Un braccio di questa doveva puntare dalla posizione in quota a ovest del monastero in direzione sud, mentre l'altro doveva spingersi dalla periferia meridionale della città di Cassino in direzione ovest, verso la via Casilina.

Il primo obiettivo era la Rocca Janula, chiamato in codice Quisling, ed era affidato al 25° Battaglione Neozelandese che proveniva da Nord. La città fu affidata ai neozelandesi e Montecassino agli indiani e agli inglesi.

Alle 15:30 del 15 marzo 1944, a seguito della distruzione della città, iniziarono le operazioni di terra con tutte le difficoltà conseguenti ad un bombardamento, sia per l'avanzata dei carri sia per la fanteria, senza considerare l'ormai consueta inclemenza del tempo.
Alle 16:45, dopo accaniti combattimenti, fu conquistata la Rocca Janula. La compagnia "D" del 25° Battaglione neozelandese, comandata dal maggiore Hewitt, era riuscita a conseguire il suo obiettivo con un'azione degna di nota: l'occupazione di  Quisling e la conquista della prima delle due curve a gomito, quota 165, era riuscita; le perdite furono di 6 morti e 15 feriti e furono presi 44 prigionieri.

La notte tra il 15 e il 16 marzo 1944, la 5ª Brigata della 4ª Divisione Indiana iniziò il suo movimento di avvicinamento alla città, sulla stessa strada che alcune ore prima era stata percorsa dai neozelandesi. Il comandante del I/4° "Essex", colonnello Arthur Noble, diede l'ordine d'inizio movimento alle 18:15 del 15 marzo 1944. Agli indiani e agli inglesi spettava il compito di sostituire le truppe presenti nel Castello e proseguire l'azione in profondità, verso quota 236 (la seconda curva a gomito) e la "Collina dell'Impiccato".
Raggiunti questi obiettivi dovevano conquistare il Monastero.

Al I/4° "Essex" spettò il compito di presidiare il Castello, quota 165, al I/6° Fucilieri "Rajputana" spettò il compito di conquistare la seconda curva a gomito, quota 236, mentre fu compito del I/9° "Gurkha", comandato dal tenente colonnello Nangle, attaccare quota 435, la "Collina dell'Impiccato".
L'attacco dei "Rajputana" fu respinto dalla 3ª Compagnia paracadutisti e dovettero ripiegare verso la Rocca Janula.

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Il comandante del I/9° "Gurkha", a causa dell'elevata presenza di forze nemiche, decise di inviare due compagnie verso quota 435.
La prima fu investita poco dopo dal fuoco delle mitragliatrici e contò circa 15 morti; l'unità si disperse per cercare riparo. L'altra compagnia, comandata dal tenente Drinkhall, che seguiva, decise di cambiare strada e scomparve tra le macerie. Drinkhall continuava a salire verso la "Collina dell'Impiccato", riuscendo abilmente ad evitare tutte le postazioni tedesche che incontrò e ad arrivare sotto l'obiettivo. Fu lì che si accorse che erano rimasti in tre, lui e due soldati, decise di provarci lo stesso. L'attacco andò bene perché la quota non era molto difesa ed inoltre il fattore sorpresa giocò molto a loro favore. Iniziò a cercare di rinforzare la posizione conquistata visto che un contrattacco avrebbe potuto vanificare i suoi sforzi. Fortunatamente, poco dopo l'azione, altri elementi della sua compagnia lo raggiunsero e quindi poté realizzare una difesa accettabile, data la situazione. Erano però isolati, intorno a loro c'erano i tedeschi, egli doveva comunicare cha aveva raggiunto l'obiettivo ma i collegamenti radio con la Rocca Janula erano saltati.

All'alba del 16 marzo 1944 al comando neozelandese si ebbe la buona notizia che una compagnia di "Gurkha", di cui non si sapeva più nulla dalla notte precedente, era riuscita ad arrivare sulla "Collina dell'Impiccato", permettendo così alla 5ª Brigata della Divisione Indiana di raggiungere uno degli obiettivi assegnati.
Al comando della 4ª Divisione Indiana la notizia della conquista della "Collina dell'Impiccato", aveva dato nuovo impeto offensivo ai comandanti, tanto che il Brigadiere Bateman decise di sferrare un nuovo attacco nella notte tra il 16 e il 17. A due compagnie "Rajputana", ferme nella Rocca Janula, fu ordinato di rilanciarsi verso le due curve sovrastanti la loro posizione e al battaglione "Gurkha", rinforzato dai "Rajputana" non impegnati nella prima operazione, fu ordinato di conquistare quota 202, denominata in codice Abraham [3], poco sotto quota 435 e poi raggiungere i "Gurkha" che vi si erano insediati il giorno prima, quindi sferrare l'attacco finale al Monastero.

All'alba del 17 marzo 1944, un gruppo d'assalto tedesco proveniente dall'Abbazia, tentò di riconquistare la "Collina dell'Impiccato" ma fu respinto dalla tenace resistenza dei "Gurkha". Il problema per gli alleati era come riuscire a sfruttare tale posizione, poiché i "Gurkha" erano isolati dal resto degli attaccanti, in quanto fra loro e la Rocca Janula, base di partenza del loro attacco, si frapponeva quota 236, occupata dai tedeschi, e quindi era problematico riuscire a rifornirli e rinforzarli.

Nella notte tra il 17 e il 18 si tentò di inviare dei rifornimenti ai "Gurkha" con alcuni soldati "Rajputana" che riuscirono a partire solo alle due del mattino del 18 marzo. Essi impiegarono circa tre ore per portare a termine il compito loro assegnato, perdendo otto uomini. Fu così che Freyberg decise che in futuro i rifornimenti sarebbero stati aviolanciati.
Numerosi contenitori furono sganciati alle 15:50 del 18 marzo, molti di essi scivolarono giù per la montagna senza possibilità di essere recuperati, altri finirono in mano dei tedeschi e solo pochissimi poterono essere sfruttati dai "legittimi destinatari". I contenitori erano vincolati a dei paracadute di diverso colore: rosso per le casse di munizioni, blu per le taniche d'acque e bianco per i viveri; viveri che erano stati "drogati" con sostanze eccitanti.
Gli indiani avevano ora a loro disposizione il materiale necessario per sostenere l'attacco programmato per il giorno seguente contro il Monastero.

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Il 18 marzo 1944 sarebbe stata una giornata memorabile per le parti in lotta.
Il generale Heidrich, nonostante la precaria situazione della sua Divisione, aveva piena fiducia nei suoi uomini ed era sicuro di poter chiedere loro un ultimo sforzo. Tre erano i punti che più infastidivano il suo schieramento: la Rocca Janula, la "Collina dell'Impiccato" e la stazione. Tentò di riconquistare tutte e tre le posizioni: l'attacco delle prime due decise di rimandarlo di 24 ore al 19 marzo 1944, per la conquista dell'ultimo avrebbe agito all'alba di quello stesso giorno.

Il 19 marzo erano previste numerose operazioni militari: i tedeschi avevano in programma di attaccare la Rocca Janula e la "Collina dell'Impiccato" gli Alleati volevano sferrare un attacco decisivo al settore di Cassino con una manovra combinata di tre azioni contemporanee: la conquista del Monastero partendo da quota 435, operazione denominata in codice Hector, l'occupazione della "seconda curva", quota 236, da sfruttare come base di partenza per un altro attacco al Convento da un'altra direttrice e terza ed ultima, l'attacco di carri proveniente da Caira che, passando per Masseria Albaneta, avrebbe dovuto attaccare da tergo l'Abbazia, operazione denominata in codice Revenge; quest'ultima azione avrebbe dovuto godere sia del fattore sorpresa sia dei vantaggi generati dalle prime altre due azioni.

Dal 19 al 22 marzo la Rocca Janula fu oggetto di una furiosa controffensiva tedesca proveniente dal Convento. Per ambo le parti le perdite furono molto gravi, ma la Rocca Janula rimase in mano alleata. Se però da un lato gli alleati erano riusciti a mantenere quell'importante posizione dall'altro non erano riusciti a rinforzare in maniera sostanziale i "Gurkha" su quota 435.
Sotto un rabbioso fuoco d'interdizione gli inglesi presero a scalare la montagna e, con perdite pari a circa trenta uomini, il capitano Beazley raggiunse i "Gurkha"; arrivarono in rinforzo 70 soldati di cui 30 feriti. Il loro isolamento era però totale.
L'inatteso attacco alla Rocca Janula aveva fatto saltare il tentativo di conquista della "seconda curva", ma si era comunque riusciti a rinforzare, almeno in parte, i "Gurkha" il cui ruolo era importante per la successiva azione dei carri alle spalle dell'Abbazia.

Freyberg aveva previsto che quel giorno, il 19 marzo, dopo aver rinforzato i "Gurkha", avrebbe sferrato un attacco combinato a tenaglia verso l'Abbazia sia da quota 435 sia da nord-ovest, alle spalle del Convento, facendo partire dei carri armati da Caira fino a Masseria Albaneta per poi piombare sul Monastero. I mezzi avrebbero sfruttato, per il loro avvicinamento, una strada realizzata dai genieri Alleati denominata Cavendish Road.

La mattina del 19 marzo, una compagnia carri del 20° Reggimento corazzato neozelandese, all'oscuro di quanto stava accadendo sul versante opposto di Montecassino, diede il via alla sua azione che secondo i piani prevedeva un successivo ricongiungimento con una parte delle truppe che stazionavano sulla "Collina dell'Impiccato", con le quali avrebbe sferrato l'attacco all'Abbazia. L'attacco dei carri fu una grande sorpresa per paracadutisti tedeschi ma, dopo un iniziale momento di smarrimento, il tentativo di sfondamento fu bloccato.

Nonostante l'ingente impiego di uomini, mezzi e materiali i successi riportati da Freyberg non furono molti. Churchill per tali ragioni perse la pazienza anche perché la data di Overlord, lo sbarco in Normandia, si approssimava ed era necessario giungere al successo in Italia prima di essa.

Le pressioni di Churchill su Alexander fecero sì che si giungesse ad una decisione. Freyberg si batté per avere un'ultima possibilità prima di dichiarare conclusa quella fase degli scontri. La ottenne e il 22 marzo 1944 sferrò il suo ultimo attacco contro la I Divisione paracadutisti, ma fu l'ennesima sconfitta e così, quello stesso giorno, lo stesso Freyberg ordinò di interrompere ogni offensiva contro la città e il Convento.

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Ora restava da risolvere solo un problema: come far rientrare i "Gurkha" dalla "Collina dell'Impiccato" e come avvisarli.
Il problema fu risolto inviando su quota 435 tre ufficiali: un irlandese, uno scozzese e un inglese. Questi furono fatti partire a intervalli di trenta minuti l'uno dall'altro per strade diverse verso quota 435. Dopo aver memorizzato le istruzioni da riferire, fu affidato a ciascuno di loro un piccione viaggiatore che avrebbero liberato nel momento in cui fossero arrivati a destinazione, fossero stati feriti o fossero nell'impossibilità di portare a termine la missione.
A seconda del paese di provenienza di ognuno di loro, venne scritto sui foglietti il nome del santo patrono, in modo da sapere con certezza quale dei tre ufficiali era stato in grado di raggiungere le truppe isolate. Il capitano Mallinson, come inglese, ebbe scritto in stampatello il nome di S. Giorgio. Ognuno di loro doveva inviare lasciare il piccione con un solo foglietto di carta se tutto fosse andato a buon fine, con due se fosse stato ferito o per qualsiasi altro motivo non fosse riuscito a portare a termine la missione.
Gli ufficiali s'incamminarono verso quota 453 il 23 marzo e solo il tentativo del capitano Mallinson ebbe successo.

Il piano di ritirata prevedeva che alla parola d'ordine "Roche" o al segnale di tre razzi verdi e tre rossi sparati dal Monte Trocchio o dalla Rocca Janula oppure al fuoco di un cannone della contraerea ripetuto per sei volte sulla Casilina, si sarebbero incamminati verso la Rocca Janula. Tale piano, inoltre stabiliva di distruggere tutte le armi, di trasportare i feriti e anche chi era in "buona salute" si sarebbe dovuto bendare, ipotizzando che i tedeschi li avrebbero lasciati passare senza problemi ritenendoli feriti, nel rispetto di una consuetudine che si era stabilita tra le parti in lotta, che prevedeva di lasciar passare soccorritori e feriti.
Alla mezzanotte del 24 marzo ricevettero via radio la parola d'ordine e subito si misero in marcia accompagnati dal fuoco d'artiglieria in modo da coprire i rumori prodotti dalla colonna e non far capire che era in corso la ritirata.
I soldati alleati furono visti dai tedeschi, ma nessuno sparò su di loro. Solo quando tutti erano quasi arrivati i paracadutisti scoprirono l'inganno, ma ormai era troppo tardi, 277 soldati erano rientrati al Castello.

Quella notte stessa Senger comunicò al suo comando che quella fase degli scontri si era conclusa in suo favore.

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Bibliografia

Fonti fotografiche

Archivi privati:

Ricerca iconografica a cura di Mauro Lottici.

Note

  1. ^ La distruzione del cavo della cabinovia si deve ai tedeschi che decisero di tagliarlo, data ormai la sua inutilità, dopo che tra settembre e ottobre del 1943, un velivolo germanico, passandovi sotto senza nessuna tragione apparentemente valida, forse una bravata, si schiantò al suolo nei pressi dell'attuale Villa Comunale. Testimonianza orale del sig. Vano Antonio, funzionario dell'Ufficio Tecnico del Comune di Cassino nel periodo 1943-1944.
  2. ^ Il nome in codice è tratto da War Diary or Intelligence Summary; Unit: Main HQ 4 Indian Division.
  3. ^ Il nome in codice è tratto da War Diary or Intelligence Summary; Unit: Main HQ 4 Indian Division.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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