LA BATTAGLIA PER ROMA - I COMBATTIMENTI DA ANZIO ALLA PRIMA DELLE CAPITALI DELL'ASSE
Data: 20-05-2002Autore: FRANCESCO ARCESECategorie: Le battaglieTag: #maggio 1944, #giugno 1944, anzio-area, diadem-op, roma, roma-area

LA BATTAGLIA PER ROMA

I combattimenti da Anzio alla prima della capitali dell'Asse

Il piano degli Alleati

I progetti del generale Alexander per la testa di sbarco di Anzio, in ordine alla conquista di Roma, si basavano su un attacco del VI Corpo d'Armata americano verso Cisterna e quindi in direzione di Valmontone.

Churchill si dichiarò d'accordo, aspettandosi una battaglia cruenta a sud di Roma, mentre di avviso contrario era il generale Clark, sempre più desideroso di entrare in Roma quale liberatore della capitale dell'Asse piuttosto che di distruggere le armate tedesche. Egli comunque diede istruzioni al generale Truscott affinché si tenesse pronto ad eseguire uno dei seguenti attacchi: in direzione nord-ovest lungo la costa, a nord lungo la via Appia attraverso Albano e a estverso Valmontone ed in direzione sud est per effettuare il congiungimento con il grosso delle forze della V Armata americana.

Il 19 maggio 1944, mentre le truppe alleate avanzanti da sud giungevano a meno di 70 km dal perimetro di Anzio, Alexander chiese a Clark di ordinare al generale Truscott di attaccare secondo il piano stabilito. Clark temporeggiò, poi decise di obbedire alla richiesta di Alexander di attaccare in direzione di Valmontone, centro per il quale passava la strada statale n.6 "Casilina".

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23 maggio 1944

L'alba di quel giorno si faceva sempre più chiara, triste e minacciosa di pioggia, mentre oltre 160.000 uomini erano pronti in attesa del segnale dell'assalto, all'erta e forse con il desiderio disperato che la lancetta dei minuti segnasse finalmente l'ora zero, che li liberasse dalla tensione dell'attesa carica di timore.

Alle ore 05,46 i cannoni della testa di sbarco entrarono in azione e per tre quarti d'ora riversarono una concentrazione di fuoco di violenza inaudita, sulle posizioni tedesche avanzate. Come il fragore del bombardamento tacque, simile a un gesto della bacchetta del direttore d'orchestra, i suoni più "lievi" delle mitragliatrici, dei mortai e dei cannoni anticarro ripresero il "tema": la fanteria che doveva avanzare uscì dalle sue buche, strinse i denti e si gettò in avanti nel fumo e nella polvere sotto un cielo di piombo.

Fu tutt'altro che una passeggiata: dietro posizioni così ben munite nessuna avanzata contro i tedeschi era stata tale. La First Special Service Force del generale Frederick, riusciva ad aggirare Cisterna ad est e tagliava la via Appia incuneandosi così tra la 10a e la 14a Armata tedesca. Contemporaneamente la 3ª divisione USA combatteva furiosamente alla periferia della città. I contrattacchi tedeschi del generale Manchensen, erano decisi ed efficaci e gli americani, a fronte della cattura di 1.500 prigionieri germanici, subivano notevoli perdite: circa 100 carri armati e 950 uomini tra morti, feriti e dispersi. Ancora si stava combattendo a Cisterna quando i carri armati del generale Harmor avanzarono verso Velletri mentre la 3ª divisione americana, già oltre la cittadina, proseguiva lungo la strada che si arrampica in mezzo ai vigneti in direzione di Cori.

A questo punto Hitler dette a Kesserling il permesso di ritirare le sue armate sulla linea "Caesar" e pertanto il Feldmaresciallo cercò di riunificare la 10a e la 14a Armata, per organizzarsi nella difesa di Roma. Il 24 maggio la situazione era la seguente: i carri del generale Harmor erano fermi davanti a Velletri, la fanteria avanzava tra i vigneti verso Giulianello ed il generale Frederick con la First Special Service Force stava attraversando i Monti Lepini, oltre la cittadina di Cori.

La battaglia raggiunse il suo apice il 25 maggio: le truppe tedesche che si stavano ritirando lungo la strada di Cori, subirono un tremendo attacco aereo da parte dei cacciabombardieri americani che distrussero 14 carri armati, le cui carcasse bruciarono fracassate in mezzo a centinaia d'autocarri distrutti, a cavalli colpiti ed a numerosi soldati tedeschi morti, in una terribile scena di distruzione quale la campagna italiana non aveva forse mai visto.

La 3a divisione americana conquistò Cisterna, ridotta ad un cumulo di macerie, e quindi Cori. Il generale Clark aveva ora due possibilità: puntare direttamente su Roma e conquistare la città ricavandone gloria, prestigio ed un eco propagandistico di importanza straordinaria, oppure puntare più velocemente possibile verso est con tutte le sue forze, per accerchiare le armate tedesche in ritirata. Militarmente e strategicamente la seconda possibilità ha un enorme significato, probabilmente la fine della guerra in Italia, ma Roma attirava Clark in maniera irresistibile.

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Alla conquista della capitale

Il dado è tratto! I piani del generale Alexander vengono cambiati e l'attacco verso Valmontone passò in secondo ordine. Le forze americane puntarono direttamente su Roma attraverso la strada statale n.7 "Appia", mentre la resistenza da parte tedesca si faceva sempre più aspra ed il giorno 26 maggio l'avanzata si snodò lungo la direttrice Campoleone - Lanuvio.
Il 27 la 3a divisione USA conquistò Artena ma il vero fronte si rivolgeva ora verso i Castelli Romani, dove nei giorni 28, 29 e 30 la battaglia infuriò con pesanti perdite da entrambe le parti. Sulla linea Caesar la 14a armata tedesca perse l'intera 715a divisione nel tentativo di arginare l'offensiva, ma il suo sacrificio riuscì a rendere vani per alcuni giorni i duri sforzi degli alleati di proseguire in direzione della via Appia.

Nella notte del 30 maggio la 36a divisione americana occupò a sorpresa Monte Artemisio e poté così sferrare l'attacco decisivo verso la strada tanto contesa, infrangendo la linea "Caesar". Il giorno 31 gli scontri si concentrarono nei dintorni di Albano e Velletri e lungo la strada tra Velletri e Artena. Il 1° ed il 2 giugno, dopo aspri combattimenti, caddero Velletri, Albano e Lanuvio. I tedeschi iniziarono la manovra di ritiro e nello stesso giorno Kesserling chiese ad Hitler il permesso di abbandonare Roma.

Onde permettere l'evacuazione delle truppe in ritirata, a nord della città si svilupparono combattimenti particolarmente intensi e quando il 1° giugno gli americani entrarono in Roma, trovarono una città intatta e festante.

La decisione di Clark di disubbidire alle direttive di Alexander, comandante in capo del corpo di spedizione alleato, fu certamente dettata da esigenze politiche e propagandistiche. Agli americani interessava che Roma, capitale del Cattolicesimo, fosse conquistata il più presto possibile. Clark conosceva la data nella quale sarebbe avvenuto lo sbarco in Normandia e quindi voleva la conquista di Roma prima che le truppe alleate toccassero terra in Francia.

Il clamore della conquista della città fu certamente notevole e aiutò di molto il morale di chi s'apprestava ad invadere l'Europa. Clark e la sua troupe di cineasti vi entrarono come conquistatori, ricevendo entusiastiche accoglienze. Roma era stata risparmiata, sia dagli alleati sia dai tedeschi, ma la decisione di convergere su di essa tralasciando di chiudere le truppe tedesche in una grande sacca a Valmontone, così come progettato dal generale Alexander, non potè essere solo conseguenza di una scelta militare.

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Epilogo

La scelta politica fece premio sulla strategia militare. E' anche ipotizzabile che la ritirata di buona parte dei tedeschi a nord est della Capitale, fosse stata concordata con i comandi alleati e con i partigiani, in cambio dell’abbandono incruento della Città Santa, senza alcuna distruzione.

L'ingresso a Roma il 4 giugno 1944 fu di esclusiva pertinenza della 5a Armata USA, tutte le altre truppe alleate rimasero fuori ad aspettare. La stessa polizia militare americana piazzò posti di blocco su tutte le strade di ingresso alla Capitale: il trionfo doveva essere solo americano ed appena dentro, essi ottennero udienza dal pontefice Pio XII.

L'offensiva di primavera era costata alla 5a Armata americana la perdita di quasi 30.000 uomini, all'8a britannica 12.000, ai tedeschi meno di 25.000.

Ma la cosa più grave si rivelò la mancata chiusura della manovra a tenaglia presso Valmontone, così come pianificato dal generale Alexander. Cio' rappresento' un grave errore strategico: quelle stesse divisioni avrebbero sbarrato ancora una volta l'avanzata degli alleati sulla linea Gotica durante l'inverno successivo, ed i combattimenti avrebbero riproposto gli orrori e le carneficine di Cassino che, costata tante vite umane e indicibili sofferenze per truppe e popolazioni, non aveva insegnato nulla.

Due giorni piu' tardi, il 6 giugno 1944, gli alleati attuavano l'operazione "Overlord", lo sbarco sulle spiagge della Normandia: l'Italia veniva cosi' ad essere un fronte secondario.

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Bibliografia

Credito

Questo articolo è tratto da un pieghevole che l'Associazione Historia realizzò nel 2001 in occasione di un raduno di mezzi militari dell'IMVCC Sezione centro Italia.
Il testo è di Francesco Arcese, la ricerca iconografica è di Mauro Lottici.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.