COME L'ESERCITO ITALIANO ARRIVO' SUL FRONTE DI CASSINO
Data: 28-06-2002Autore: MARCO MARZILLICategorie: SpigolatureTag: italia, unità-reparti
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Prima azione su Monte Lungo (8 dicembre 1943)

In base agli accordi intervenuti tra italiani e americani e ai conseguenti ordini di operazione sopra menzionati, veniva disposto che:

In sostanza, erano assicurate tutte le premesse fondamentali perché l'attacco del Raggruppamento si svolgesse con le maggiori facilitazioni possibili e col massimo delle probabilità, secondo quanto risultava al servizio informazioni americano, di incontrare nelle forze tedesche su Monte Lungo una capacità di resistenza affievolita e forse anche neutralizzata per effetto dei tiri di preparazione e delle azioni laterali sviluppate dalle truppe americane sui fianchi.
Per quanto riguarda il terreno dell'azione è da notare che Monte Lungo più che un monte (mt. 351) è piuttosto un'aspra collina posta a sbarramento della depressione di Mignano. Il movimento non vi è agevole, anche perché il terreno offre pochi appigli tutti rocciosi e privi di copertura, sicché la difesa viene ad essere molto facilitata.

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Come previsto, l'azione ebbe puntualmente inizio alle ore 6,20 dell'8 dicembre 1943; ecco come il suo svolgimento è descritto nella Relazione redatta l'11 dicembre dal Comandante del Raggruppamento, allegata al Diario Storico dell'Unita:

"Nel quadro della ripresa offensiva della 5ª Armata americana. avente come obiettivo Cassino, il I Raggruppamento Motorizzato italiano ha avuto il compito di conquistare le posizioni di Monte Lungo, altura che sbarra la depressione di Mignano percorsa dalla strada statale n. 6 e dalla ferrovia Napoli-Cassino-Roma. Esso si presenta come un dosso allungato, scoperto e roccioso: una vera e propria altura carsica spezzata da una serie di ondulazioni di altezza crescente man mano che si procede verso le posizioni nemiche.
Nel settore, oltre alla forza del raggruppamento vi era un forte schieramento di artiglieria alleata.
L'attacco era fissato per le ore 6,20 del giorno 8. Le nostre fanterie, nella notte sul 7, avevano dato il cambio in linea alle truppe americane. Il giorno 6 elementi dei battaglioni del 67° Fanteria e del LI° Battaglione bersaglieri avevano riconosciuto le posizioni nemiche prendendo accordi con le truppe americane in posto per la sostituzione in linea.
Il Raggruppamento attaccò con una colonna unica: Comandante il Colonnello Bonfigli del 67° Fanteria. Composizione: 67° Fanteria rinforzato dalla 2ª Compagnia del LI° Battaglione bersaglieri, dal V° Battaglione controcarri, da due sezioni da 20 mm. c.a. e da due plotoni artieri (con elementi specializzati per la ricerca delle mine).
Direzione di attacco il costone di M. Lungo. L'attacco doveva svolgersi inizialmente con un battaglione e un battaglione in 2° scaglione; la compagnia bersaglieri aveva il compito di proteggere il fianco sinistro della colonna.
Per risparmiare le munizioni era stato deciso che il tiro di preparazione sarebbe stato svolto dall'artiglieria americana. Alla nostra spettava solo l'appoggio dell'attacco. In questa fase l'artiglieria alleata avrebbe, a nostra richiesta, apportato tutto il possibile concorso.
Quando sorge il mattino dell'8 una fitta nebbia avvolge Monte Lungo, cosi che risulta impossibile l'osservazione del fuoco delle artiglierie. Questo risulta tuttavia soddisfacentemente preciso, essendo stati eseguiti tiri di inquadramento nel giorno precedente.
Alle 6,20 ha inizio l'attacco. La fanteria del I° Battaglione scatta decisa dalla base di partenza e marcia verso Q.343. La 2ª Compagnia del LI° Battaglione bersaglieri segue sulla sinistra il movimento avanzando a cavallo della ferrovia.
Alle 8,10 Q.343 è raggiunta. A questo punto si scatena un fuoco infernale di mitragliatrici e di mortai: di fronte, dalle postazioni della quota, molte delle quali sono in caverna; di fianco, dalle pendici di Monte Maggiore e di Colle S. Giacomo. E' evidente che il tiro di artiglieria non ha avuto pratico effetto. Le perdite sono subito rilevanti: il terreno roccioso, scoperto, è battuto da ogni lato dalle armi automatiche, cui si aggiungono poderosi concentramenti di mortai. Salve di bombe a mano accolgono i primi fanti che si affacciano alle posizioni. Si accendono lotte furiose. Numerosi gli episodi di eroismo. La 1ª Compagnia del I° Battaglione perde la totalità degli ufficiali e moltissimi uomini di truppa. Sorte analoga tocca alla 2ª Compagnia del Battaglione. Esse rimangono praticamente annientate. Truppe tedesche escono a questo punto al contrattacco obbligando i resti delle precedenti e la 3ª Compagnia di rincalzo a ripiegare sulla linea di partenza, dove resistono insieme alla 7ª Compagnia, prima giunta del II° Battaglione di 2° scaglione, che aveva frattanto ricevuto l'ordine di portarsi su Q.253. Anche queste ultime due compagnie subiscono numerose perdite. Il contrattacco nemico e però contenuto. La 2ª Compagnia del LI° bersaglieri, sulla sinistra, avanzando forzatamente allo scoperto cade anch'essa sotto il tiro di numerose mitragliatrici tedesche, rimaste illese dopo la preparazione, e viene anche contrattaccata sui fianchi: in poco tempo, dopo una lotta accanita ma breve è ridotta a pochi uomini ed è costretta a ripiegare lasciando sul terreno 32 morti e 40 feriti di cui 4 ufficiali. Dodici sono i dispersi. La 6ª e la 7ª Compagnia del II° Battaglione avviate alla Q.253 subiscono qualche perdita per il tiro dei mortai.
Dal momento in cui i resti del I° Battaglione ripiegano sulla base di partenza, la capacità offensiva del Raggruppamento si deve considerare annullata per la giornata: il I° Battaglione è praticamente fuori combattimento, la 7ª Compagnia del II° Battaglione duramente provata, la 2ª Compagnia bersaglieri ridotta a pochi superstiti. Una ripresa dell'attacco non avrebbe probabilità di riuscita data la scarsità delle nostre forze in relazione a quelle delle posizioni e delle forze nemiche."

Questa prima azione su Monte Lungo costò al I Raggruppamento italiano perdite corrispondenti al 30% della forza attaccante e cioè 487 uomini fuori combattimento: 84 morti (accertati nominativamente), 121 feriti e 282 dispersi, di cui 170 fra morti e feriti rimasti nelle posizioni dell'avversario.

Cos'era dunque accaduto perché un attacco che sembrava offrire tutte le garanzie di successo, in quanto predisposto con ogni cura, si risolvesse invece in maniera così disastrosa per gli italiani?

La relazione del Comandante del Raggruppamento annessa al Diario Storico continua così:

"Il Comando del II Corpo d'Armata e della 36ª Divisione americana avevano messo in evidenza che quando le fanterie del Raggruppamento avrebbero attaccato, le posizioni di Monte Maggiore (sud di Monte Lungo) sarebbero già state occupate da truppe americane e quelle di Monte Sammucro e di S. Pietro Infine (nord di Monte Lungo) sarebbero state attaccate e sicuramente conquistate. I nostri fianchi dovevano in tal modo essere assicurati. Quanto all'entità dell'occupazione nemica di Monte Lungo, essa veniva valutata nei rapporti del l'Ufficio Informazioni del II Corpo d'Armata in un velo di fuoco lasciato a protezione del movimento delle truppe germaniche in ritirata verso il Garigliano.
Gli stessi comandi dettero il 6-7 dicembre il Monte Maggiore interamente occupato. In effetti ne era stata occupata la sommità, ma dai suoi fianchi, rimasti in mano tedesca, proveniva continuamente in direzione di Monte Lungo un fuoco efficacissimo di armi automatiche. In definitiva, la preparazione dell'artiglieria americana si dimostrò di una efficacia inferiore all'aspettativa, le forze nemiche contrapposte risultarono superiori a quelle date dal servizio informazioni alleato; le posizioni che avrebbero dovuto venire preventivamente conquistate erano ancora in mano nemica; l’attacco su S. Pietro Infine è lungi ancor oggi – 11 dicembre - dal suo obiettivo.
Mancarono insomma tutte le premesse che erano ammesse come necessarie per la riuscita dell'azione dallo stesso Comando del II Corpo d'Armata americano. Occorre aggiungere che lo stesso comando, onde conservare in modo assoluto il segreto sull'entrata in combattimento di truppe italiane, permise solo il giorno precedente l'azione che nostri nuclei giungessero in linea per orientarsi, cosicché mancò il tempo necessario per controllare le notizie fornite.
In complesso, il comportamento fu lodevole: nelle condizioni in cui fu messo il Raggruppamento nessuna truppa avrebbe potuto raggiungere gli obiettivi assegnatile. Scattati all'assalto con magnifico slancio, i nostri fanti si trovarono di fronte a forze superiori e ad una organizzazione di fuoco intatta, in terreno scoperto, coi fianchi esposti e dovettero retrocedere quando la mèta sembrava a portata di mano."

I fanti ritornarono sulla posizione di partenza dalla quale erano scattati all'attacco, si sistemarono a difesa e rimasero fermi otto giorni in attesa di riprendere l'azione.
Dopo questo battesimo del fuoco il comandante della 36ª Divisione americana indirizzò al Comandante del Raggruppamento Italiano la seguente lettera:

"Mio Caro Generale Dapino,

ho udito da parecchie fonti del magnifico comportamento delle vostre truppe quando si lanciarono all'attacco delle posizioni di Monte Lungo. Vi prego di estendere ai vostri ufficiali e soldati le mie congratulazioni per l'entusiasmo, lo spirito e il magnifico coraggio che hanno dimostrato. Le nostre truppe trovarono difficile il nostro primo incontro col nemico. Le vostre hanno avuto un'esperienza simile. Sono sicuro che le vostre truppe, come le nostre, integreranno il loro entusiasmo con una maggiore esperienza per portare a termine l'opera di distruzione del nostro comune nemico. Se vi è qualche cosa per la quale io posso esserVi utile. Vi prego di farmelo sapere. Con i migliori auguri per voi e per le vostre magnifiche truppe credetemi vostro

Fred L. Walker".

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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